Omelia in Obitus Francesco Belpassi

In morte di Francesco Belpassi 24-03-2014

“In quel momento si fece buio su tutta la terra” è scritto nel Vangelo.

Carissimi Paola, Elisa, Filippo, genitori, sorella e fratello, colleghi camionisti, amici di Gallo, Osteria Nuova, Montecchio, scusate se interrompo questo grande silenzio con parole che possono sembrare stonate, con parole che possono essere inutili al vostro cuore e al vostro dolore.

La liturgia però mi impone di parlare, non in virtù dei miei sentimenti, ma per quella Parola che viene dal Cristo e che sola ha il potere di illuminarci la strada.

Mentre Gesù era sulla croce, nudo come un verme, come dice Isaia, si fece buio su tutta la terra.

Quel buio, quella nudità non è un avvenimento perduto nella storia, avvenuto quasi 2000 anni fa, non è così! Quell’avvenimento è come l’onda del mare che, ora qui ora là, lambisce i piedi di questo o di quello.

E’ come uno tsunami che travolge tutto: le nostre sicurezze, le nostre speranze, le nostre preghiere e ci fa sentire anche noi minuti come un verme sulla croce della vita.

Perché o Signore ci hai fatti così fragili, così deboli? Perché, o Signore, le nostre preghiere non sono servite niente? Perché, o Signore, il lavoro di Francesco, la sua fatica, i suoi viaggi interminabili non sono stati sufficienti a scontare la sua e la nostra fragilità o i nostri peccati e tu hai chiesto a lui il dono supremo della sua vita? Perché, o Signore? Perché, o Signore! Perché Signore, non è stato sufficiente l’amore che Francesco ha dato ai suoi figli e alla sua sposa. Perché?

La storia di Francesco è simile a quella di Gesù che abbiamo ascoltato nel brano del Vangelo!

La storia di Francesco é simile a quella di Giacobbe, di cui parla il libro della Genesi!

Giacobbe lottò una notte intera con Dio e ne uscì sì con un’anca ferita, ma anche con un nome nuovo: “Tu non sei Giacobbe, ma Israele! Perché hai lottato con Dio e con gli uomini e hai vinto ”.

San Paolo scrive che la nostra debolezza è anche la nostra forza!

Parole difficili, parole strane, ma forse parole vere!

Solo chi è stato toccato dalla croce ha altre dimensioni, altre sensibilità, un altro senso della sua vita.

“Bisogna che voi rinasciate di nuovo!” dice Gesù a Nicodemo!

Non è facile nascere, non è facile morire: quanti gli sono stati vicini sanno queste cose! Le notti senza dormire, il decifrare ogni sospiro, ogni gesto, ogni sguardo, tutto ciò che avesse sapore d’una speranza!

“Stava sotto la croce Maria!” Queste piccole quattro parole dicono tutto: la madre!

Quante grazie dobbiamo dirti o Paola, per la tua bellissima testimonianza! E insieme a te a quanti ti sono stati vicini, ti hanno aiutato, confortato, sostenuto.

Grazie per la tua fede, grazie per la tua preghiera, grazie per il tuo amore, grazie per la tua forza! Maria Santissima ti guiderà. Le tue preghiere non possono essere stati inutili.  Fioriranno in altre realtà, in altri avvenimenti che a  noi non è dato di sapere! Ma tu con grande dignità hai vissuto questa storia! Noi tutti davanti a te ci sentiamo piccoli e vorremmo esserti discepoli per ciò che il Signore ti ha rivelato!

Il Vangelo però non finisce così! E nemmeno la vita di Francesco finisce così!

A un certo punto quella tomba si apre, come lo sbocciare un fiore, come la nascita di un bambino: è la vita nuova che conosce solo colui che si fa discepolo di Gesù.

La morte non è un castigo, non è una condanna, non è solo un dolore: è offerta di se stessi nelle mani di Dio: “Padre, nelle tue mani io metto il mio Spirito”!

Tu, Francesco, non sei destinato alla terra nuda e fredda; tu sei nelle mani calde e accoglienti di Dio.

Ora, solo ora, puoi conoscere che cosa sia la santità!

La morte ci fa partecipi anche noi della stessa redenzione di Gesù! Anche noi paghiamo il nostro piccolo debito di storia, per sentirci parte e collaboratori della salvezza universale!

Quella tomba si apre, li accanto a Gesù c’è anche Francesco! Anche lui spinge con la pietra e ci invita ad essere persone nuove, ci invita a una fede è un amore superiore. Ci dice di spogliarci di tutte le nostre sicurezze e la nostra vanità. Ci invita a prendere la vita sul serio, a diventare maturi, grandi, a cambiare il nostro nome: non ti chiamerà il più Giacobbe, ma Israele: perché hai lottato con Dio e vinto. Se ha vinto Francesco il camionista, possiamo, dobbiamo vincere anche noi!

Perché cercate Gesù fra i morti? È’ risorto!

Maria Maddalena, Maria di Magdala, Maria madre di Gesù: sostenete questa famiglia, questa comunità, tutti questi amici. Questo giorno, non sia solo un giorno di lutto, ma di speranza, di forza, di orgoglio per questo nostro fratello, per questa nostra famiglia, per la dignità, per la testimonianza che essi ci hanno dato.

Ora, dopo aver celebrato questo funerale, questo lutto di tutto un paese, a nessuno sia permesso di essere come prima!

Francesco carissimo, riposa in pace e prega per noi. don Orlando