Teleincontro fra i Giovani

La lunga quarantena del corona virus, ha ridotto praticamente a zero ogni attività della parrocchia: celebrazioni liturgiche, catechismo, oratori, sacramenti,ecc. I mezzi che oggi si hanno a disposizione hanno non poco alleggerito questo disagio. Per questo motivo, non potendosi fare l’incontro quindicinale, i più ‘audaci’  hanno organizzato questo Teleincontro. Dopo quasi due mesi, è un po’ come sentire il polso. Li ho trovati più forti, più “personalizzati” e, ne sono convinto, ancora più disponibili a progettare un futuro.  

Quando il mondo andava “meglio”…

Mi sono state recapitate queste due foto. La prima “Lavandaie” ricorda un mestiere che si faceva fino agli anni 1960… Messa la biancheria in tino, ricoperta con cenere, le veniva gettata sopra dell’acqua bollente, che filtrando usciva in fondo. Poi, per scialacquarla, si andava al fiume. La foto qui sopra, come si vede, riguarda la “Scuola”. E’ una foto molto antica, ma non si è in grado di datarla: essa parla da sola. Osservate che le alunne sono scalze e vicino ai piedi hanno delle ‘terracotte’ dove, con della cenere, veniva loro messo dei tizzoni, perché si potessero scaldare. 

Ringrazio la Persona che me le ha lasciate in chiesa.

Magistrale “Omelia” del Papa nella Veglia Pasquale: “IL DIRITTO alla SPERANZA”

«Dopo il sabato» (Mt 28,1) le donne andarono alla tomba. È iniziato così il Vangelo di questa Veglia santa, con il sabato. È il giorno del Triduo pasquale che più trascuriamo, presi dalla fremente attesa di passare dalla croce del venerdì all’alleluia della domenica. Quest’anno, però, avvertiamo più che mai il sabato santo, il giorno del grande silenzio. Possiamo specchiarci nei Leggi tutto “Magistrale “Omelia” del Papa nella Veglia Pasquale: “IL DIRITTO alla SPERANZA””

“Niente sarà come prima”: messaggio pasquale dell’Arcivescovo Piero Coccia

II coronavirus ha colpito violentemente il nostro territorio con un numero di decessi e di contagi impressionante in rapporto al totale della popolazione. Siamo la provincia più colpita delle Marche. Molte persone ci hanno lasciato in maniera improvvisa, altre stanno lottando tra la vita e la morte negli ospedali, altri ancora vivono con il fiato sospeso una quarantena dagli esiti incerti. Anche la nostra Arcidiocesi piange la scomparsa di sacerdoti (quattro), di diaconi e di collaboratori. Mai, come in questo anno, possiamo Leggi tutto ““Niente sarà come prima”: messaggio pasquale dell’Arcivescovo Piero Coccia”

Da un’antica “Omelia” del Sabato Santo

La discesa agli inferi del Signore
     Che cosa è avvenuto? Oggi sulla terra c’è grande silenzio, grande silenzio e solitudine. Grande silenzio perché il Re dorme: la terra è rimasta sbigottita e tace perché il Dio fatto carne si è addormentato e ha svegliato coloro che da secoli dormivano. Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli inferi.

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Canteremo l’Alleluia al suono delle nostre 8 Campane

E’ una Pasqua tutta ‘particolare’. Ci sembra tutto strato, tutto impossibile. Non riusciamo a metabolizzare le tante notizie, i nostri sentimenti, il senso stesso della vita! Non riusciamo a renderci conto se quello che viviamo è sogno, realtà o immaginazione collettiva! Ci domandiamo come ciò sia possibile e quali strascichi possa lasciare in noi e nella Comunità.

La Pasqua ci dice che è possibile superare la ‘morte’. Che Gesù l’ha vinta. Che nessuno potrà farci del male. Che possono uccidere il corpo, ma non la nostra anima. Che l’immortalità è insita dentro di noi! Gesù si è messo in prima fila davanti a tanti fratelli. La Pasqua – grazie a Dio – non è stata inficiata di superficialità, ma è, e rimane, la Festa della Fede! Sia per tutti noi un’esperienza, sia una rivelazione interiore. Ci dice Gesù: “Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi. 19 Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete”. (Gv 14,18) Alleluia, Alleluia, Alleluia!

E’ morto Don Marcello Balducci

Don Marcello Balducci, per molti rimarrà “sconosciuto”, per i più grandi credo proprio di no. Diventato prete nel 1981, fu mandato a Montecchio in aiuto al Parroco don Roberto Matteini. Questi lasciò la parrocchia nell’ottobre del 1982 e don Marcello ne divenne parroco fino al settembre del 1983. Egli fu il 12° parroco di questa Comunità. Cagionevole di salute, fu trasferito prima a Sant’Angelo in Lizzola, poi fece servizio alla parrocchia di Santa Croce in Pesaro. In ultimo fu incaricato della Chiesa di San Giacomo presso il conservatorio di Pesaro. Di grande sensibilità interiore e spirituale, gli rimanevano ‘gravosi’ gli impegni di rilievo. Amante dello studio e dell’aggiornamento, fu un dono per chi lo ebbe come Padre Spirituale. La morte della mamma al tempo dell’infanzia segnò profondamente la sua vita e forse il suo carattere. Aveva 62 anni: 1958-2020.

La sua Anima riposi in pace!

Coronavirus di ieri e di oggi

Il quadro della nostra Chiesa, che si trova vicino all’organo, è un quadro che parla della peste. Questo dipinto era nei ripostigli dell’episcopio. Nel 1985  lo chiesi al Vescovo Michetti e Pieri Nino (nativo di Montechio) lo restaurò. Come ben si vede in alto c’è il Padre Eterno che tiene in mano – quasi a sostenerle – tre frecce. Queste indicano la “peste” da cui il popolo invoca di essere liberato. In basso – a destra – è raffigurato il Vescovo di Milano, San Carlo Borromeo, che ebbe un grande ruolo nel Concilio di Trento. Essendo raffigurato fra il popolo significa che il quadro fu dipinto prima del 1584, anno della sua morte. (E’per rispetto a lui, che la Sindone si trova a Torino). Nel nostro territorio – fra l’altro ci fu una ‘peste’ nel 1855. A Montecchio morirono 11 persone su un totale di 863 abitanti. In questo 2020 dal 24 febbraio ad oggi, a motivo del “coronavirus” (e non solo) nel nostro Paese sono morte 21 persone. Un fraterno “abbraccio” alle Famiglie ed una preghiera per questi Fratelli e Sorelle.

 

La “Grande” Quaresima

Passato questo tragico e drammatico momento, il mondo riprenderà la sua corsa. Per alcuni forse sarà più veloce di prima, per altri invece ne dubito! E si vorrà dimenticare questo momento, questi giorni e queste sofferenze.

Ma è stata unicamente una grande “maledizione” o c’era in essa una qualche “benedizione”?. Tutto rimane difficile per noi: sentiamo il pianto, ma ci è più difficile leggerne il mistero!

Passato questo momento ci ricorderemo di quando il funerale si celebrava in tre o quattro persone è lì non si contava quanta gente vi avesse partecipato, ma si percepiva lo struggente rapporto fra figlio e madre, fra nipote nonno è tutto diventava più vero e più profondo.

Forse ci ricorderemo del momenti vissuti con i figli, senza l’incubo di non fare in tempo, senza essere sovrastati da altri impegni. Abbiamo giocato con loro, abbiamo parlato, qualcuno avrà anche pregato e avrà scoperto che suo figlio era qualcosa di più dei voti a scuola o del ruolo nella squadra di pallone.

Ci sarà stato anche chi, di notte, avrà pianto sul cuscino o per lo stress della giornata o per un lutto o per problemi familiari, forse economici, di cui non si intravedeva alcuna via d’uscita. In quelle lacrime c’era un amore intimo per la famiglia che evidenziava la purezza la grandezza dell’animo.

Ci ricorderemo anche delle nostre preghiere, fatte perlopiù a livello personale o seguendo la televisione. Credo che tante famiglie abbiano pregato insieme. Un’esperienza, che la vita normale perlopiù non lo permette. Qui abbiamo compreso che non basta l’Unione dei cuori, ma anche di più quella dello spirito.

Ci ricorderemmo che sono state chiuse le scuole, le chiese, i negozi e persino le strade! Sembra “annullata” la comunità o è un’occasione perché la famiglia si riappropri del suo ruolo fondamentale e insostituibile? Dalla “CASA” parte tutto: anche la Pasqua dagli Ebrei è sempre stata celebrata in Famiglia.

Questa forse la più “grande quaresima” che noi abbiamo celebrato. Questo è il nostro “deserto”. Gesù vi rimase 40 giorni. Trovò la “tentazione” e la “benedizione” espressa degli angeli. Che questo tempo sia una grande Grazia ?

Non dipende solo dal Signore, ma anche dallo spirito con cui ciascuno di noi si abbandona, come Gesù, nelle braccia del Padre . Sa confidare in Dio con la serenità della fede.

Gesù ci ha detto: “Non abbiate paura, io sono sempre con voi!”.

Don Orlando