La scuola sta finendo

L'ultima lezione in III E
L'ultima lezione in III E

Riporto una lettera scritta ai ragazzi nel 2002

Alle Ragazze e Ragazzi del TERZO MILLENNIO

TERZA MEDIA 2001-2002

Carissimi, anzi più che megacarissimi, sia perché avete un musetto da rotocalco, sia perché – anche se tante volte vi darei un pugno in testa da farvi uscire le scarpe – siete coccoloni. Carissimi poi, perché costate un bel po’: non ve l‘ha mai detto il portafoglio del vostri genitori?

Ho pensato di scrivervi una lettera prima che – con grande senso di liberazione – spicchiate il volo da questa terza media e da questa scuola che assomiglia tanto ad una frittata. Io vi guarderò, mentre a stormi chiassosi vi librerete alti nel cielo. So anche che, alla prima nuvola, tanti di voi scompariranno dal mio radar. Forse per ricomparire in altre stagioni quasi alla ricerca di un ricordo, di una emozione o di una ‘parola’ rimasta in fondo allo zaino!

Essendo queste le ultime ore che siamo insieme, ho pensato di torturarvi fino alla fine facendovi vedere un film. Ma non un film moderno, tutto sbacciuchiato (di quelli che a voi piacciono tanto) , ma un film vecchio, che più vecchio non si può, dove le gonne più corte arrivano alle calcagna!

Tu dirai: è uno scherzo da prete! Beh! sì! Qualcuno, più pratico, penserà che è meglio vedere un film che fare una lezione! Il titolo è apparentemente ’religioso’: Anna dei miracoli! “Il don non sa parlare d’altro” direte voi! Però i miracoli di cui si parla qui non sono quelli che intendi tu!

Il film è in bianco e nero, ovviamente. Racconta di una bambina cieca, sorda e muta. Una giovane maestra riuscirà a farla parlare: tutto qui!

Ho pensato di fartelo vedere perché, a guardarti bene, tu assomigli un poco a quella bambina e perché tu sappia che, se lo vuoi, puoi fare miracoli!

La vita per te è ancora tutto un giocare: non più con le bambole o coi trenini, ma con il telefonino (mamma mia quanto spendi!), con il computer o con il motorino (appena si può, con le solite 3014 raccomandazioni dei genitori più quelle della nonna). Il telefonino o il motorino non sono che l’iceberg della tua vita da adolescente.

Quanto tempo passi davanti allo specchio? Quante volte ti misuri e ti rimisuri un vestito? Quante volte curi la tua pettinatura, quante volte ti arrabbi con un brufolo? Quante fantasticherie sull’amore!

Ma se io entrassi un po’ più dentro te ci troverei sogni e paure nascoste, un po’ di rabbia verso i genitori, la fretta del diventare grande per non dover rendere conto a nessuno e, soprattutto, per guadagnare soldi.. E poi la sessualità! A intervalli quasi regolari essa crea il black out di tutte le altre trasmissioni. In quei momenti diventa un pensiero fisso. E’ come una moto da cross che arrampica ovunque: acqua, polvere, fango compiendo acrobazie alte… fino alle stelle! E’ la forza della vita che si sprigiona in te: vivila, ma non farti soggiogare!

In questi tre anni ti ho fatto conoscere la bibbia, non so quanta ne sia rimasta in te: un poco almeno lo spero. Voglio augurarti che abbia compreso che quel libro è importante, è vivo: oggi, domani, sempre!

In questi anni tante volte ti ho fatto ridere: l’ho fatto sia per non renderti pesante la lezione, ma soprattutto perché ridendo ci si guarda negli occhi, ci si sente fratelli, amici e ci si comunicano messaggi diversamente incomunicabili.

Ogni volta che sono venuto a scuola ho cercato di camminare sui tuoi passi cercando di mettere il mio cuore vicino al tuo, di ascoltare la tua voce anche se silenziosa! Ho attinto così dalla tua giovinezza imparando io stesso tante cose da te.

Anna dei miracoli ti insegni che noi facciamo fatica ad esprimere quello che siamo e quello che vorremmo essere: siamo tutti un po’ ciechi, sordi e muti in tanti aspetti della nostra personalità.

Ma se tu ce la metterai tutta, come la maestra del film, vedrai che fare miracoli non è poi così impossibile, imparerai ad esprimerti oltre i tuoi istinti.

Ora parti, ma lascia, a chiunque incontri sulla tua strada, semi di bene. Essi nel tempo diventeranno luce e nei momenti bui saranno per te – come il filo di Arianna – punti di riferimento, perché tu possa ritrovare il sentiero del tuo cammino.

Ciao, astronauta del terzo millennio, buon viaggio! Un giorno io – ormai sclero – rivendendoti ti domanderò chi sei! Forse – penserò – “è un mio collega professore o un mio compagno di quando pascolavo le pecore, forse…” (la vecchiaia, sai, fa brutti scherzi e figure), ma guardandoti negli occhi – pur avendo dimenticato il tuo nome –, mi ricorderò che ci siamo voluti bene e che tu, anche se mi hai fatto urlare, hai dato senso alla mia vita!

Grazie!

Montecchio 12 maggio 2002, ore 6,15