Una lettera per te
Giovani carissimi, è sempre emozionante, vedere gli alpinisti arrampicarsi su una parete rocciosa e si rimane col fiato sospeso quando essi affrontano le difficoltà da sesto grado.
Oltre all’emozione, ci viene da domandarci: ma chi glielo fa fare? E, a che serve? È già: a che serve arrampicarsi, a che serve fare questo o fare quest’altro?
Purtroppo al miope non si potrà mai chiedere di vedere lontano e così chi ha per suo unico interesse solo ciò che serve a lui o al suo piccolo giro di routine, troverà mille motivi per dire che tutto il resto serve ben poco.
Apriamo oggi un campeggio importante e impegnativo. Sinceramente non ero molto convinto di affrontare questo argomento. Mi era venuto in mente casualmente la parola “libertà” ma la sentivo vaga, generica, astratta.
Quando però qualcuno di voi mi ha detto che ne era rimasto entusiasta, ho di nuovo riflettuto su quella parola, ho collegato “libertà” a “verità” e mi è uscito fuori il nome di Ponzio Pilato.
Il campeggio che iniziamo oggi è già cominciato nel 2010 quando trattammo il tema della comunità riferendoci ai 12 apostoli. Poi all’abbazia Sant’Eutizio, la figura di San Benedetto ci insegnò che a 18 anni non si è più bambini. Egli a quell’età, iniziò a fondare abbazie supplendo al vuoto che si era creato con la caduta dell’impero romano. In quel campeggio pensammo che noi – diciottenni di oggi – ci dobbiamo sentire impegnati a formare un “nuovo modo” di essere famiglia. Così iniziammo a parlare dell’amore. Questo tema lo continuammo nel 2012 con Rebecca…
Temi grandi, impegnativi, qualche volta forse anche troppo per ragazzi di 14-15-16 anni. Ma non ha importanza: è meglio pensare alla grande, sognare alla grande, che rimanere irretiti in tante banalità quotidiane.
Quest’anno affrontiamo il tema della libertà..
È un tema difficile, impegnativo. E’ come scalare una montagna! Vi troverai un concetto di libertà forse diverso da come te lo eri immaginato…
Io non pretendo di dirti tutto, ma di offrirti alcuni punti di riferimento … Come in un’arrampicata, vorrei battere solo qualche chiodo di aggancio in modo che quando farai altre scalate abbia dei punti dove ancorare la tua fune e da dove ripartire.
Più si sale verso la vetta, più si aprono scenari d’orizzonti per lo più sconosciuti a quanti rimangono sulla pianura del “fan tutti così”.
Più si sale e più si prova il sudore e la fatica, ma si è anche più consapevoli delle proprie forze e delle proprie capacità!
Più si sale e più c’è bisogno della corda per la sicurezza propria ed altrui…
Più si sale e più cose avrai da raccontare a quelli che sono intimiditi dalla montagna.
Io vi auguro tutto questo. Non so dove porterà questa strada, non so quali spettacoli e quali orizzonti vi sarà dato di vedere…
Non so nemmeno se alcuni di voi si faranno male. Non lo so!
So solo una cosa: tutto quello che abbiamo fatto fino ad ora non è stato inutile, è stato semplicemente bello! Ha lasciato un profondo segno in me, in te e in tutti voi! Vi auguro che anche questo campeggio segni la vostra vita e la nostra comunità.
La gioia, la speranza e la determinazione siano i nostri punti fermi. In tanti momenti avremo bisogno di darci la mano. Anche se il fiatone sarà sempre più corto ed il cuore che ci pulserà in gola, i nostri occhi però ci illumineranno a vicenda per aver osato méte sconosciute, dove la libertà non è prepotenza o abuso, ma bensì una grande conquista!
Don Orlando
Eremo di Carpegna 6 giugno 2013, ore 12,59
Lunedì 15 luglio 2013
Che cos’è la verità?
La strada della libertà
La libertà è uno dei desideri più radicati nel cuore umano. Essa, insieme all’amore, sintetizzano il senso ed il motivo del nostro vivere.
Essa è come una strada grande, immensa, che riempie abbondantemente i nostri desideri e la nostra fantasia. Davanti a lei scompare ogni confine, ogni delimitazione, ogni argine posto dalle diverse culture e anche delle varie religioni.
La libertà ha dovuto lottare fortemente per conquistarsi il suo spazio vitale. Ogni uomo infatti pur rivendicando la sua libertà, spesso fa di tutto per sovrastare gli altri. La storia, la schiavitù, le lotte sindacali, la libertà religiosa, le guerre d’indipendenza, i diritti universali dell’uomo, ci parlano di tutto questo.
Fra tutti quelli che hanno un forte anelito alla libertà, dobbiamo inserire i giovani. Essi, per natura, sono portati a giudicare con più obbiettività, che cosa sia giusto e che cosa non lo sia.
La mentalità moderna, però, mettendo l’io come punto assoluto di riferimento, fa della libertà il principio della morale, dell’economia, dell’amore.
E’ bene ciò che io penso, ciò che io voglio, ciò che a me piace!
Ma la libertà ha nessun legame con la verità?
E poi, che cos’è la verità?
Quella mattina del 7 aprile dell’anno 30
Era di venerdì. Un uomo, com’era sua abitudine, si alzò di buon mattino e si portò al suo ufficio. Egli veramente non abitava lì, ma veniva da Cesarea. Era venuto a Gerusalemme, diremmo noi per routine.
Infatti quella era la settimana della Pasqua.
In città sarebbe arrivata tantissima gente e la presenza del massimo responsabile del potere politico, poteva essere necessaria.
Era anche l’occasione, politicamente utile, per incontrare le diverse personalità che giungevano a Gerusalemme per la festa.
Pilato, quella mattina, uscì di casa, ben conscio del suo ruolo, sapendo che, in quanto procuratore, aveva l’autorità di Roma.
Proprio mentre si porta al suo ufficio, un discreto gruppo di persone vanno verso di lui e, urlando e minacciandolo, gli consegnano Gesù.
Ad un’autorità del livello di Pilato, vedere che persone scalmanate urlino e pretendano, dà certamente fastidio, ma con loro c’erano anche le massime personalità ebraiche: Sommi Sacerdoti, Anziani, Sinedrio e Scribi e ciò lo obbliga ad un comportamento più diplomatico.
Gesù davanti a Pilato
Pilato usa, perciò più cautela, pur manifestando una sua irritazione:
“Che accuse portate contro quest’uomo?”.
“ Se non fosse un malfattore, non te l’avremmo portato” rispondono loro.
“ Prendetelo voi e giudicatelo voi, secondo la vostra legge”.
“ A noi non è lecito uccidere nessuno..”. (Giovanni 18, 29 ss)
Le autorità ebraiche hanno già stabilito tutto. Esse vorrebbero da Pilato una semplice ratifica delle loro decisioni.
Pilato non ci sta. Egli è un magistrato e per i romani la legge è intoccabile, è sacra!
Allora egli fa entrare Gesù nel pretorio e gli chiede:
“Sei tu il re dei Giudei?”.
Gesù dà interrogato, diventa quasi interrogante:
“Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?”.(Gv. 18,34)
In altre parole: “Questo è il tuo pensiero o ti fidi di ciò che dicono gli altri?”.
Pilato sembra scocciarsi:
“Io non sono giudeo, (quasi a dire: io non c’entro niente né con te, né con loro, e poi chi ti conosce?)
È il tuo popolo che ti ha arrestato, che hai fatto?”. (Gv 18,35)
Quindi tu sei re?
Gesù sposta la domanda dal “che cosa hai fatto” al “quale sia il suo ruolo” e gli risponde:
«Il mio regno non è di questo mondo;
se il mio regno fosse di questo mondo,
i miei servitori avrebbero combattuto
perché non fossi consegnato ai Giudei;
ma il mio regno non è di quaggiù». (Gv 18,36)
Per Pilato questa risposta era insignificante e forse anche pazzoide, però, giuridicamente, Gesù non poteva essere imputato con questa motivazione. Del resto non si può condannare uno perché ha detto una sciocchezza: lo si condanna solo per un reato.
Allora gli richiede: “ Quindi tu sei il re?”. (Gv 18, 37)
Gesù gli risponde:
“L’hai detto tu! Io sono re!
Per questo io sono venuto al mondo
per rendere testimonianza alla verità.
Chi è dalla verità ascolta la mia voce”. (Gv 18, 37)
Frase strana, ma unica. Quasi a dirgli: “Pilato tu mi puoi capire solo se tu ami la verità, se vivi la verità ..”.
Da tutto il racconto che segue, si avverte che Pilato ne è rimasto scosso. Quanto Gesù dice è per Pilato un parlare nuovo, inconsueto, fuori dagli schemi del pensiero romano.
Nel film “L’inchiesta” di Damiano Damiani si evidenzia che quella frase è più potente della spada, è più forte di un esercito.
Le parole: PERDONO, FRATELLO, DONNA, VERITA’, AMORE AI NEMICI, EGUAGLIANZA ecc. sono parole cristiane. Esse non appartenevano al pensare del tempo e tanto meno a quello romano.
Anzi, in un mondo diviso fra schiavi e liberi, quelle parole minacciavano l’impianto giuridico da cui prendeva consistenza lo stesso impero. Un uomo che pensa è più pericoloso di un uomo che combatte. Tutti noi abbiamo visto nel Palazzo Ducale di Urbino, il famoso dipinto in cui il Duca viene raffigurato con in una mano la spada e nell’altra il libro.
Noi ascoltiamo la frase di Gesù, ma se vedessimo il suo sguardo e quello di Pilato, se sentissimo la tonalità della voce, le pause del suo sillabare, tutto ci sarebbe più chiaro e più espressivo, perché ne percepiremmo la forza morale e la sua fortissima autorità.
E’ scritto nel Vangelo: “E insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli Scribi” (Mt 7, 29).
Che cos’è la verità?
Pilato, pur essendo uomo di comando, sicuro di sé e del suo ruolo, si sente minacciato nelle sue sicurezze e quasi cerca di sfuggire a Gesù.
E’ quasi impaurito da quelle parole o forse non si sentiva pronto per “ascoltare quella voce” perché è necessario “essere dalla parte della verità”.
Pilato si allontana da Gesù pronunciando, forse a mezza voce, quella famosissima domanda: “Che cos’è la verità?”. (Gv 18, 38)
E su questa domanda che dovremmo fermarci:
- Che cos’è la verità?
- Esiste una verità?
- Esiste una libertà senza verità?”.
Chi di voi studia filosofia o ha letto Pirandello, si trova mille volte davanti a questa domanda. Questa domanda la trovi
anche nel tuo gruppo e nella tua famiglia!
Nel film “La Passione di Cristo”, il regista Mel Gibson, tenta di costruire il dialogo fra Pilato e la moglie ‘Claudia’ successivo all’incontro avuto con Gesù:
Pilato: “Che cos’è la verità, Claudia?”
Claudia: “La verità la senti, la riconosci, quando ti entra dentro! Io la riconosco. Tu no?
Pilato: “Come? Me lo puoi dire?
Claudia: “Se non vuoi ascoltare la verità, nessuno te la potrà dire!”.
Pilato: “La verità! Vuoi sapere qual è la mia verità, Claudia? Per undici anni ho represso ribellioni in questa dannata provincia. Se non condannerò quell’Uomo, Caifa scatenerà la rivolta. Se lo condannerò potrebbero farlo i suoi seguaci. In ogni caso scorrerà del sangue. Cesare mi avvertito, Claudia, già due volte.
Ha giurato che la prossima volta sarà il mio sangue a scorrere. Questa è la mia verità!”.
è Qual’è la tua verità? Per Pilato contava il potere, la carriera, essere considerato dall’imperatore..
Per noi che cosa conta di più?
Quali sono le nostre verità,
che cosa per noi viene per primo:
la vita, la salute, i soldi, il piacere,
la fede, l’onesta’, ecc.
Per un giovane è importante farsi una scaletta dei diversi valori.
Questi non sono tutti uguali.
Ci sono valori “negoziabili” e valori “non negoziabili”.
Avere e seguire una scaletta dei valori, fa la differenza fra una persona ed un’altra!
- Fra le diverse verità ognuno dovrà fare le sue scelte e saranno scelte difficili.
- Ogni scelta infatti impone delle rinunce!
- Tu ti sei mai trovato in questa situazione?
- Per scegliere basta seguire il buon senso o bisogna avere dei principi ben saldi?
Amare la verità
Nel Vangelo è scritto: “La verità vi farà liberi!”. (Gv 8,32)
Per essere liberi non basta quindi che io possa fare ciò che voglio e come voglio, è necessario che io ami la verità.
Amare la verità! Parola grossa! Ma quale verità dovrò amare?
- La verità di me stesso
- la verità dell’altro
- la verità dell’amore
- la verità dell’uomo
- la verità di una comunità…
È vero che io sono libero, ma se io non amo la verità, se non cerco la verità, se fingo la verità, andrò certamente fuori strada.
Essere liberi senza verità, ci farà diventare opportunisti, individualisti e persino cattivi.
Da dove vengono le ideologie fine se stesse, le dittature o anche l’uso smisurato della ricchezza, se non da una sfrenata libertà?
Il dare un valore eccessivo ai soldi, alla sessualità esasperata, al piacere, al passare avanti agli altri senza tanti scrupoli, ecc. è amare la verità?
Anche la libertà necessita di morale, di etica.
Anche la libertà si deve rivestire di verità.
Pilato sfuggì a quella domanda e, passo dopo passo, deciderà per la condanna più ingiusta dalla storia.
Eremo di Carpegna 21 maggio 2013, ore 11.06
Martedì 16 luglio 2013
Libertà di coscienza
La strada stretta
La libertà: questa parola urlata ai quattro venti, sembra ovvia, naturale, semplice, facile.
Crescendo, ti accorgerai, che è difficilissimo esseri liberi, tante volte ti sembrerà persino impossibile.
Quella strada grande, immensa, di cui parlavamo ieri e che si affaccia sugli albori della prima adolescenza, dopo i primi tornanti tenderà sempre più a stringersi e diventerà “la via stretta” di cui parla il Vangelo.
“Entrate per la porta stretta, poiché larga è la porta e spaziosa la via che mena alla perdizione, e molti son quelli che entrano per essa. Stretta invece è la porta ed angusta la via che mena alla vita, e pochi son quelli che la trovano” (Matteo 7,13-14).
Ti può sembrare ‘infantile’ quello che ti dico, ma domandati:
- Sei veramente libero di mettere un tipo di scarpe? Un tipo di pantaloni?
- Sei sempre libero di esprimerti come la pensi?
- I tuoi comportamenti sono sempre in sintonia con la tua coscienza? Perché?
- Ti è facile essere cristiano? ecc.
- Che “biglietto” si deve pagare per stare in certi gruppi, per andare in discoteca, per non essere diverso dagli altri?
La libertà è qualcosa di diverso dalla “bravata” collettiva!
La legge e la coscienza
Pilato, pur con quell’immenso suo potere, quella mattina avrà pensato che se la sarebbe sbrigata in pochi minuti. In fondo Gesù gli era stato presentato come uno dei tanti sovversivi…
Poi, abbiamo visto che non è stato così! Messo come in crisi, dalle sue domande, si allontanò da lui.
Per essere libero non basta dire
io la penso così o io voglio così.
La libertà è anzitutto armonia
con la propria coscienza!
In questa situazione Pilato, non ci si trova. Lui è un procuratore e non può avere spazio per i sentimenti o per disquisizioni teologiche o umanitarie. Lui sa, che dei suoi atti, deve rispondere solo a Roma.
Ad un procuratore basta osservare la legge e la legge ordina di crocifiggere come sovversivo, chiunque si dichiari “Re dei Giudei”!
Quando tutto ormai procede secondo quella legge, interviene sua moglie. Essa gli manda a dire: “Non avere a che fare nulla con quell’uomo, io – in sogno – ho sofferto molto per causa sua”. (Matteo 27, 19)
Il Vangelo non aggiunge altro. Non dice nulla della reazione di Pilato, né di cosa parlava il sogno, ma quel testo è più che sufficiente per aprire altre strade riguardanti la libertà.
A Pilato era sufficiente la libertà che gli derivava dalla legge, la moglie parla di un sogno e che ha sofferto molto per quell’uomo, che forse non aveva mai visto…
Il sogno, nella Bibbia, non è solo un frammento
di vita in parte rivissuto, ma può essere anche
una rivelazione interiore! Di questa rivelazione
la nostra coscienza ne è il primo testimone.
C’è scritto nel libro di Giobbe, 33:
14Dio può parlare in un modo
o in un altro, ma non vi si presta attenzione.
15Nel sogno, nella visione notturna,
quando cade il torpore sugli uomini,
nel sonno sul giaciglio,
16allora apre l’orecchio degli uomini
e per la loro correzione li spaventa,
17per distogliere l’uomo dal suo operato
e tenerlo lontano dall’orgoglio, ..
In realtà il sogno della moglie, va oltre l’aspetto giuridico del nostro vivere sociale. Quel sogno accenna ad un’altra dimensione dell’uomo: la sua coscienza! E la coscienza è superiore alla Legge! (San Paolo)
La moglie di Pilato
La moglie di Pilato, non solo non ha potuto dormire, ma ha sofferto molto. Credo che ognuno di noi abbia fatto l’esperienza del non dormire per motivi di coscienza, e si sta veramente male.
La moglie non fornisce a Pilato motivazioni legali o prove testimoniali che scagionino Gesù. Essa interviene per quella sensibilità in più, che è proprio di una donna.
Una sensibilità che non ha origine unicamente dai suoi sentimenti, ma da una spiritualità di cui la donna è spesso più ricca.
Essa in pratica dice a Pilato che non basta seguire unicamente la legge, bisogna seguire anche la propria coscienza.
Ormai sei grande e tante volte ti sarai chiesto come fanno delle persone a prendere stipendi stratosferici (es. politici, menager, sportivi, ecc.) quando tuo padre fa una gran fatica a quadrare i conti! Si è giustificati perché la legge glielo permette o c’è un problema di coscienza?
Anche la dimensione interiore è una dimensione di libertà!
Pilato non terrà conto di questo, ma Dio si serve sempre di qualcuno per ricordarci della nostra coscienza! Nel caso di Pilato si servì di sua moglie!
Giuseppe l’ebreo, il re dei sogni
Quanto ai sogni, un altro personaggio biblico, ha molto da insegnarci. Si tratta di Giuseppe, figlio di Giacobbe, venduto dai fratelli, schiavo in Egitto…
Anche lui fece dei sogni. Anzi li spiegò al coppiere, al panettiere e perfino al Faraone. Quei sogni non erano fine a se stessi, ma indicavano a lui la strada della sua libertà!
Giuseppe avrebbe avuto mille motivi per interrompere il progetto che quei sogni misteriosamente indicavano, ma lui restò in silenzio, non disse mai nulla né contro i fratelli, né contro la carovana, né contro le calunnie della moglie di Potifar, né contro il coppiere…
Giuseppe percepiva che la verità intima, che quei sogni gli avevano dato, era superiore a tutte le sue ragioni per ribellarsi, per maledire, per straparlare, e forse – per qualcuno – anche per imprecare! Giuseppe non rinunciò mai alla sua coscienza.
Se avesse rinunciato alla sua coscienza, sarebbe diventato come i suoi fratelli, se avesse rinunciato alla sua coscienza avrebbe acconsentito alla passione della moglie di Potifar, se avesse rinunciato alla sua coscienza sarebbe diventato “cattivo” con i servi di Potifar o con i carcerati.
Ma il male subito a Giuseppe non lo toccò. Lui non si fece rovinare la coscienza.
Quando noi subiamo un torto e gliela facciamo pagare, perché stiamo male?
Per Giuseppe la “coscienza pulita” veniva prima di tutto.
Egli seguì la strada dell’umiltà e della fede. E quella strada lo porterà non solo alla sua libertà (da schiavo a viceré d’Egitto), ma sarà sogno e causa della libertà dell’intero popolo guidato un giorno da Mosé…
San Paolo: la libertà dalla legge
San Paolo, nelle sue lettere, evidenzia molto bene il concetto di libertà. C’è una libertà che è data dalla legge e c’è una libertà che viene dallo spirito.
Se la legge mi dice ciò che posso fare e ciò che è vietato, lo spirito non si ferma agli aspetti negativi (non fare questo e non fare quest’altro), ma va oltre.
Lo spirito parte dall’amore
e l’amore è il massimo della libertà.
Chi ama è superiore alla legge.
Chi ama, diventa ‘amore’ lui stesso!
Per questo Gesù è maestro di libertà.
Ecco un brano della lettera di Paolo ai Galati 5:
1 Cristo ci ha liberati per la libertà! State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù.
13Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Che questa libertà non divenga però un pretesto per la carne; mediante l’amore siate invece a servizio gli uni degli altri. 14Tutta la Legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: Amerai il tuo prossimo come te stesso.
16Vi dico dunque: camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne. 17La carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste.
22Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; 23contro queste cose non c’è Legge.
Urbania 22 maggio 2013, ore 11.26
Mercoledì 17 luglio 2013
Qual è il tuo potere?
Libertà, ma.. senza soldi?
Nella nostra mente si coniugano molto bene “potere e libertà”, “denaro e libertà”, “giovinezza e libertà”.
Però io che libertà ho se non ho potere,
se non ho denaro o se sono ancora bambino?
Pur non essendoci uno stretto nesso fra potere, denaro, giovinezza, ecc. nel comune modo di pensare, se non ci fossero queste situazioni socio-economiche, verrebbe a mancare il concetto odierno di libertà.
Che libertà sarebbe la mia se nella società “non conto niente”, se economicamente “sono zero”? Quale libertà se sono “sfiorite tutte le chance” della mia giovinezza? Di quale libertà si può parlare se non è sostenuta da una forte capacità dialettica?
“Dolce & Gabbana”
Mi ha fatto pensare molto la lettera di un professore di filosofia che al termine della lezione domandò ai suoi alunni di che cosa stessero parlando. Lui ovviamente pensava che discutessero sulla sua lezione. Un’alunna le rispose: “Stiamo accordandoci dove andare a comperare un paio di mutande “Dolce & Gabbana”.
Quel professore ne rimase sorpreso e rimproverò gli alunni di conformismo. La ragazza continuò: “Noi nella vita non saremmo mai nessuno. Non saremo mai una velina, né un’attrice, né andremo mai su un giornale. A noi l’unica cosa che ci è concessa è di comprarci un paio di mutande “Dolce & Gabbana”.
Amaro concetto della libertà!
Tu sei Re?
Quella mattina Pilato, rimase stupito quando Gesù gli disse che era re! All’inizio l’avrà guardato dall’alto al basso, come fa chi si sente “naturalmente” superiore, ma poi da uomo di potere sì, ma anche intelligente, capì che quel Gesù non era uno dei tanti “esauriti” del tempo e tantomeno era un facinoroso, infatti non aveva né esercito né guardie!
Ciò nonostante gli chiese ripetutamente: “Tu sei re?”. (Gv. 18,33)
Pilato voleva capire com’era possibile che ci fosse un modo diverso di essere re. Un modo superiore al suo, superiore a quello di Roma!
E quando Gesù gli rispose: “Il mio regno non è di questo mondo” Pilato non capì. Non capì, perché mai qualcuno gli aveva parlato così.
Gli sembrava tutto strano, ma tuttavia lo considerava un discorso interessante.
Ascoltò un poco e poi, quasi scusandosi per l’essersi per un attimo distratto dal suo ruolo di magistrato, riprese il processo.
Verificò che quanto esposto non costituiva reato, ma siccome la gente voleva la sua morte, Pilato saputo che Gesù veniva dalla Galilea lo mandò da Erode. Era un primo modo furbesco per “lavarsene le mani”, ma Gesù ad Erode non rispose nulla, tanto che questi lo rimandò a Pilato.
Il mio regno non è di questo mondo
Pilato pur non comprendendo il valore e la profondità della frase “Il mio regno non è di questo mondo”, nello svolgersi del processo ebbe modo di esperimentare che il suo grande potere non era poi assoluto.
Esso vacillava continuamente. Dopo l’inutile ricorso ad Erode, gli prese la paura e propose lo scambio fra Gesù è Barabba, poi cedette alla flagellazione ed infine, sotto la minaccia di essere denunciato all’imperatore, optò per la crocifissione.
Fu per Pilato una sconfitta giuridica e politica.
Il potere di Roma si dimostrerà inferiore a quello “che non è di questo mondo”!
Nel giro di pochi anni, il messaggio cristiano diffuso da dodici apostoli, metterà in crisi il pensiero granitico dell’impero romano.
Gandhi: la “Non Violenza”
Pilato non capì, ma molte altre persone nello svolgersi dei secoli comprenderanno pienamente quell’affermazione di Gesù: “Il mio regno non è di questo mondo”.
Esse compresero che c’è un altro potere. Lo compresero i profeti, i martiri, gli eroi. Lo compresero con più facilità le persone semplici. Quel numero incalcolabile di persone che seguirono Gesù e vissero secondo la sua Parola. Nel nome di Gesù perdonarono, diedero la vita per gli altri, testimoniarono la loro fede, furono coerenti con la propria coscienza, seppero chiedere a loro volta perdono.
Ci fu un uomo, che evidenziò al mondo intero che quelle parole avevano senso anche politicamente.
Egli fu Gandhi con la teoria della non violenza.
Io sono sposato con l’India
È importante che dedichiamo un po’ di tempo al pensiero di Gandhi, per non limitare la non violenza ad uno sterile slogan.
La non violenza è il fondamento della libertà!
Gandhi fa un ragionamento estremamente semplice:
- C’è la forza fisica e la forza dello spirito: questa è nettamente superiore!
- Praticare la non violenza non è segno di debolezza, ma di forza morale!
- La forza della non violenza – quasi fosse elettricità – è infinitamente superiore alla forza delle armi
- C’è una forza della persona ed una forza del popolo. L’india ha un’anima per questo è capace di sfidare il mondo intero.
“Non sono un visionario. Mi reputo un idealista pratico. La religione della nonviolenza non è intesa soltanto per i rishi [saggi indù] e per i santi. È intesa anche per la gente comune. La non-violenza è la legge della nostra specie, come la violenza è la legge dei bruti. Lo spirito giace in letargo, nel bruto, ed egli non conosce altra legge che quella della possanza fisica. La dignità umana richiede che si obbedisca a una legge più alta: alla forza dello spirito.
Dunque, non chiedo all’India di praticare la non-violenza perché è debole. Voglio ch’essa la pratichi essendo ben conscia della sua propria forza, del suo proprio potere. Nessun addestramento alle armi è necessario per dispiegare questa forza. Si può credere di averne bisogno perché si pensa di essere soltanto un corpo inerte. Voglio che l’India si renda conto di avere un’anima che non può perire, ma che è capace di elevarsi trionfalmente al di sopra di ogni debolezza fisica e di sfidare il mondo intero”.
Se l’India adottasse la dottrina della spada, potrebbe conseguire una vittoria momentanea. Allora, però, cesserebbe di essere l’orgoglio del mio cuore, io sono sposato all’India poiché ad essa debbo tutto di me. Credo, assolutamente che essa abbia una missione nel mondo. Non deve Imitare ciecamente l’Europa.
La forza della non-violenza è di gran lunga più meravigliosa e arcana delle forze materiali della natura, come l’elettricità. La forza generata dalla nonviolenza è infinitamente maggiore della forza di tutte le armi inventate dall’ingegno umano!
La non-violenza è la più grande forza a disposizione del genere umano. E’ più potente della più micidiale arma che l’ingegno umano possa inventare.
Dobbiamo fare della verità e della non-violenza non materia di pratica individuale bensì di gruppi, di comunità, di Nazioni. Questo è comunque il mio sogno.
Vivrò e morirò per tentare di realizzarlo.
La fede mi aiuta a scoprire ogni giorno nuove verità”
(Gandhi: da Che cosa intendo per Non-violenza)
II 30 gennaio del 1948, all’età di settantanove anni, Gandhi fu ucciso a colpi di pistola da un fanatico indù, tra la folla che gremiva un parco pubblico a Nuova Delhi, mentre si accingeva a recitare le preghiera della sera.
La libertà è figlia della forza morale
Personaggi come Giuseppe, il re dei sogni, come Gandhi, ecc. ci dicono che per essere liberi è necessaria una grande forza morale.
Ricorda anche i personaggi dei due campeggi precedenti: San Benedetto e Rebecca!
Benedetto che, abbandonando una vita agiata, si ritira per ben tre anni in una spelonca e Rebecca che abbandona la sua casa, la sua patria, per andare a sposare un uomo che nemmeno conosceva.
Tutte queste cose non sono ‘figlie’ del caso!
Tutta la Bibbia ci parla di vocazione. E la vocazione è dire sì o dire no! Nessuno è nato eroe o santo e nemmeno assassino.
La libertà è frutto di una conquista. La libertà inizia anzitutto da dentro di sé. Essa ci libera dalle passioni, dai sentimentalismi esasperati, dalla superbia del pensare o del godere.
E’ veramente libero chi non perde mai di vista la sua vocazione!
La forza morale è già espressione di libertà. Essa cresce in un cuore aperto al mistero e innamorato della verità: “Chi è dalla verità ascolta la mia voce”.
C’è un potere militare, c’è un potere del bullo e c’è il potere di chi ascolta quella voce!
Madonna del Monte 24 maggio 2013, ore 10.06
Venerdì 19 luglio 2013
Libertà dalle cose
Libertà e verità
Il cammino della libertà ed il cammino della verità vanno di pari passo. E’ un cammino difficile. È facile fare ciò che si vuole, ma non è facile essere se stessi. C’è in noi una continua contraddizione fra ciò che diciamo e ciò che facciamo.
Gesù ce ne dà l’esempio più alto e più vero coniugando libertà e verità.
Tante altre persone hanno fatto come Gesù, pensa agli eroi, ai profeti, a chi ha lottato per degli ideali, per i diritti civili, per i lavoratori, per chi si è preso cura degli altri. Sono persone che hanno dato la loro vita, e qualche volta fino al sangue, per la libertà propria e altrui.
Qui però non c’è assolutamente bisogno che vai a scartabellare i libri di storia per comprendere queste cose. Basta che guardi all’interno della tua famiglia per rimanere ammirato dagli esempi che ti danno i tuoi genitori o i tuoi nonni.
Don Milani aveva scritto sulla porta della scuola di Barbiana: “I CARE”, che potremo tradurre “TU MI STAI A CUORE”. Questo prete ‘esiliato da Firenze’ voleva che quel motto diventasse lo stile di vita dei suoi ragazzi, cui faceva scuola 365 giorni all’anno.
La libertà cresce e vive in base
alla passione che hai nel cuore!
E’ difficile essere coerenti con la verità. Dice un proverbio cinese: “Regala un cavallo a chi dice la verità, ne ha bisogno per fuggire!”.
I “due Pilato”
Pilato, quella mattina del 7 aprile, si trovò in un enorme pasticcio. Egli aveva capito che Gesù era giusto. Con le parole egli si impegnava a salvarlo, ma con i gesti inveisce sempre più contro di lui.
Egli passerà dallo scherno di Erode, al confronto con Barabba, alla spaventosa flagellazione, fino alla morte in croce.
E come se in lui ci fossero “due pilato”.
Uno il magistrato “che non trova in lui motivo di condanna”, l’altro Pilato la cui coscienza è rimasta turbata dalle sue parole e dal suo comportamento e condanna Gesù alla crocifissione.
Uno l’uomo di famiglia, il padre, che si fa guidare dal buon senso e dalla verità e l’altro il “politico” che non vuol rovinare la sua carriera, che dice come il Sommo Sacerdote Caifa: “E’ meglio che uno muoia per tutti!”.
Non pensare che Pilato sia una rarità, un’eccezione.
Guarda nella vita di ogni giorno: perché ce la prendiamo con chi studia, con chi è onesto, con la ragazza “che non ci sta”?
A parole tutti sappiamo che studiare è bene, che è importante essere onesti, che la mamma spesso ha ragione, ma nei fatti proviamo un’antipatia, una rabbia, una cattiveria. Siamo persino pronti a condannare chi è ‘più buono’ di noi!
I due “pilato”, abitano dentro di noi!
La libertà è essere dalla parte della verità!
Ma la verità mette in crisi la mia coscienza
ed io sono spinto ad annullare l’altro
per giustificare me stesso!
“Perché mi percuoti?”
Mentre scrivo (27 maggio 2013), le notizie dei giornali, riportano il dramma di Fabiana. Ragazza di 16 anni massacrata di botte, accoltellata, abbandonata, dal fidanzato, sanguinante sulla strada perché “non ci sta”. Dopo due ore lo stesso ragazzo gli versa addosso una tanica di benzina, mentre lei lo supplica di non dargli fuoco! Ciò che invece fa!
Anche la purezza dell’amore crea rabbia, crudeltà, omicidio!
La stessa cosa vale per chi “dà fastidio ad un bambino”.
Gesù è lapidario:
Chi invece scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, gli conviene che gli venga appesa al collo una macina da mulino e sia gettato nel profondo del mare. Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che vengano scandali, ma guai all’uomo a causa del quale viene lo scandalo! (Matteo 18, 6-7)
La stessa cosa succede a Gesù. Quando lo schiaffeggiano lui domanda: “Se ho parlato male dimostrami dov’è il male.
Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?”.(Gv 18,23)
Lo schiaffo arrivò, ma la risposta no!
Viene da domandarci: perché dà così ‘gusto’ far soffrire, deridere un debole, un indifeso, uno che fa semplicemente il suo dovere?
Perché c’è tanto bene e perché c’è tanta cattiveria?
La libertà di Gesù
Il Vangelo, come vedi, non è una storiella per bambini o una fiaba di buoni pensieri, di miracoli da bacchetta magica. Esso è pieno di forza, di energia.
Il Vangelo dice che il regno di Dio è fatto per i violenti, che Gesù è venuto portare il fuoco, che lui mette lotta all’interno della propria famiglia…
Troviamo scritto:
E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; (Matteo 10, 28)
Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! (Luca 12, 49)
Gesù seguirà questa la strada.
A 12 anni dirà Giuseppe Maria: “Perché mi cercavate, non sapevate che io devo occuparmi delle cose del padre mio?
Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». (Luca 2, 49)
A Pietro che lo invita a non andare a Gerusalemme dice:
“Va, dietro a me Satana!”. (Matteo 16,23)
A Pilato non chiederà pietà. Per Erode non compirà alcun miracolo anzi non gli rivolgerà nemmeno una parola. Al Sommo Sacerdote dirà pubblicamente che è il Figlio di Dio, pur sapendo che quell’affermazione per loro sarebbe stata una bestemmia e per Gesù il motivo decisivo dell’essere messo in croce.
Gesù non ha mai negato la verità:
qui sta l’origine della sua libertà!
“E lo spogliarono delle sue vesti”: libertà dalle cose…
Per ben tre volte Gesù sarà spogliato delle sue vesti:
- Da Erode
- Per essere flagellato
- Prima di essere crocefisso
Dal Vangelo di Giovanni: capitolo 19
1 Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. 2E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora. 3Poi gli si avvicinavano e dicevano: «Salve, re dei Giudei!». E gli davano schiaffi.
4Pilato uscì fuori di nuovo e disse loro: «Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui colpa alcuna». 5Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: «Ecco l’uomo!».
Erode farà spogliare Gesù dei suoi vestiti e lo farà rivestire di una veste sgargiante per farlo sembrare un pazzo. Altri gli daranno da bere aceto, gli sputeranno addosso, lo coroneranno di spine, lo renderanno ridicolo in tutti i modi, ecc.
Fanno tutto questo perché? Solo per minare la sua volontà, per mettergli paura, per fargli perdere la pazienza? In parte sì, ma soprattutto per annullarlo come uomo!
Ma Gesù non cede, non perde la sua dignità, la sua forza morale.
“Ecco l’uomo!”
Gli possono togliere tutto, ma non la libertà di essere se stesso: la libertà di amare! La libertà della propria coscienza, la libertà di essere sempre dalla parte della verità!
Nessuna cosa è più grande della propria libertà! Ce lo insegnano gli eroi, martiri, profeti, gli uomini di buona volontà.
Pilato completa ciò che ha iniziato Erode. Lo fa flagellare, permette che lo deridano, che gli sputino, che lo schiaffeggino, che gli coronino il capo con delle spine.
E’ un gioco perfido, ma forse è anche una ricerca: comprendere da dove gli venga quella forza e fino a quanto egli potrà resistere!
Torturare un innocente è cattiveria, ma – forse inconsciamente – è anche ricerca di quella dignità originale che noi abbiamo perduto. Dignità di cui sentiamo sempre una profonda nostalgia.
Alla fine Pilato dice una frase: “Ecco l’uomo!”. Una frase apparentemente di routine, che invece diventa “profetica”.
Ricordiamoci che siamo nel Vangelo di Giovanni. In quel Vangelo Gesù viene presentato dal Battista con la famosissima frase: “Ecco l’Agnello di Dio”. Ora l’Evangelista chiude con quell’Ecco l’uomo!
Solo ora si comprende chi è Gesù e chi è veramente un uomo:
L’uomo è veramente uomo,
quando è libero di dare la sua vita,
nonostante tutto
Ma come può Pilato aver detto una frase profetica, lui che per dio aveva solo l’Imperatore? E’ la stessa cosa che era successo a Caifa, l’acerrimo nemico di Gesù:
49Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla! 50Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». 51Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione;… (Giovanni 11, 49-51)
Vedi, Pilato, Caifa e forse un po’ tutti, diciamo alle volte delle cose senza nemmeno sapere perché le diciamo. E’ come se quelle parole ci fossero messe in bocca da qualcun altro. Sentiamo che le dobbiamo dire e le diciamo. Il vangelo dice che “profetizzò” aldilà delle sue intenzioni. Pilato, senza averne consapevolezza, disse (profetizzò) quando uno è veramente uomo!
“E Dio vide che era cosa buona..”
Quanta fatica a spogliarsi delle cose!
Chi è veramente libero, è libero anche dalle cose.
Le cose che abbiamo sono importanti, sono belle, sono utili.
Nel libro della Genesi, dopo ogni creazione, per ben sette volte si ripete: “E Dio vide che era cosa buona!”. Dio non solo ha creato le cose che vediamo o usiamo, ma – come in un’enorme caccia al tesoro – ha nascosto nel creato dei segreti, delle enormi ricchezze, che il genio umano nei millenni dovrà scoprire.
Dio non solo ha creato, ma ci chiama
ad essere suoi collaboratori nella creazione.
Per questo ogni cosa è “buona”, è sacra, è dono di Dio, è specchio della sua immagine e del suo amore!
Gli oggetti non sono affatto da disprezzare, tutt’altro! Gli oggetti se costruiti con passione e maestria, come le opere d’arte sono un proseguo della creazione.
Steve Jobs pensando, progettando e realizzando l’iphone ha glorificato Dio, ma lo stesso iphone se diventa oggetto di brama, se condiziona la tua esistenza perde tutto il suo valore e si trasforma in uno strumento di prigionia.
L’amore al Vangelo di Francesco d’Assisi
Durante l’anno, voi di I e II superiore, vi siete fermati sulla grande figura di S. Francesco. Domenica 10 marzo abbiamo fatto un ritiro in Assisi. Poi il 13 marzo 2013 è arrivato Papa Francesco.
Francesco fa del Vangelo il suo nutrimento e, trovandovi una celeste soavità, esclama: “Ecco quello che da molto tempo cercavo!”.
Il Vangelo è suo sostegno, sua consolazione, rimedio a tutte le sofferenze, nelle prove non vuole altro conforto e un giorno dirà ai suoi frati: “Sono saturo di Vangelo, sono pieno di Vangelo”.
Il Vangelo diventa sua vita e quando vuole dare ai suoi frati una regola, scrive nelle prime pagine:
“La regola e la vita dei Frati Minori è questa:
osservare il santo Vangelo di Gesù Cristo”.
Non è affatto necessario che vi riproponga questa Figura. Vorrei solo che rifletteste sul fatto che Francesco si spogliò delle sue vesti.
San Francesco rinunzia ai beni paterni
“Constatando che il suo ricorso ai consoli si concludeva in un nulla, Pietro di Bernardone andò a sporgere querela davanti al vescovo della città. Questi, da persona discreta e saggia, chiamò Francesco con i modi dovuti, affinché venisse a rispondere alla querela del genitore.
Il giovane rispose al messaggero: “Da messer vescovo ci vengo, poiché egli è padre e signore delle anime”.
Venne dunque all’episcopio, e fu ricevuto dal pastore con grande gioia. Il vescovo gli disse: “Tuo padre è arrabbiato con te e molto alterato per causa tua. Se vuoi essere servo di Dio, restituiscigli i soldi che hai; oltretutto è ricchezza forse di mal acquisto, e Dio non vuole che tu spenda a beneficio della Chiesa i guadagni del padre tuo. La sua collera sbollirà, se recupera il denaro. Abbi fiducia nel Signore, figlio mio, e agisci con coraggio. Non temere, poiché l’Altissimo sarà tuo soccorritore, e ti largirà in abbondanza quanto sarà necessario per la sua Chiesa”.
L’uomo di Dio si alzò, lieto e confortato dalle parole del vescovo, e traendo fuori i soldi, disse: “Messere, non soltanto il denaro ricavato vendendo la sua roba, ma gli restituirò di tutto cuore anche i vestiti”. Entrò in una camera, si spogliò completamente, depose sui vestiti il gruzzolo, e uscendo nudo alla presenza del vescovo, del padre e degli astanti, disse: “Ascoltate tutti e cercate di capirmi. Finora ho chiamato Pietro di Bernardone padre mio. Ma dal momento che ho deciso di servire Dio, gli rendo il denaro che tanto lo tormenta e tutti gli indumenti avuti da lui. D’ora in poi voglio dire: “Padre nostro, che sei nei cieli”, non più “padre mio Pietro di Bernardone”. I presenti videro che l’uomo di Dio portava sulla carne, sotto begli abiti colorati, un cilicio.
Addolorato e infuriato, Pietro si alzò, prese denari e vestiti, e se li portò a casa. Quelli che assistevano alla scena, rimasero indignati contro di lui, che non lasciava al figlio nemmeno di che vestirsi. E presi da compassione, piangevano su Francesco.
Il vescovo, considerando attentamente l’uomo santo e ammirando tanto slancio e intrepidezza, aprì le braccia e lo coprì con il suo mantello. Aveva capito chiaramente ch’egli agiva per ispirazione divina e che l’accaduto conteneva un presagio misterioso. Da quel giorno diventò suo protettore. Lo esortava e incitava, lo dirigeva e amava con affetto grande.”
Dalla Leggenda dei Tre Compagni (3Comp 19-20: FF 1419)
Tavullia – Madonna del Monte 27 maggio 2013, ore 10.56
Sabato 20 luglio 2013
Figli della resurrezione
Sogni e realtà: 15 – 16 anni
Può darsi che alcuni di voi siano un po’ stanchi di questo argomento sulla libertà, perché in certi aspetti vago, astratto e lungo. Per facilitare il testo l’ho accompagnato ogni giorno con dei personaggi di forte spessore.
Pilato poi, merita un’attenzione a parte. Egli infatti si è trovato in una situazione unica. Pilato ha potuto fare a Gesù, le domande che ogni uomo si fa nel corso della vita.
Non pensare però di avere sempre il 15 o 16 anni. Età in cui, la principale preoccupazione è correre. Correre con il motorino, correre verso una ragazza, roteare in una discoteca come una trottola, sentire l’affetto, l’applauso, la forza degli amici.
A 15 -16 anni la vita sboccia come un fiore e noi ne restiamo come inebriati dal suo profumo e dalla sua meraviglia! Qui fantasia e sogni, illusioni e realtà si muovono come le nubi nel cielo facendoci perdere facilmente il senso del nostro orientamento.
Fare un campeggio è come fare il pieno di benzina. Hai davanti a te tanta strada da percorrere, tante pianure da attraversare e tanti monti da scalare. Dovrai affrontare giornate bellissime e giornate piovose, grigie. Camminerai nel freddo e nel caldo, dovrai barcamenarti fra entusiasmi e delusioni.
Sarà tuo compito mantenerti sempre libero, avendo coscienza che tu sei ben superiore a tutte le tue esperienze. Essere liberi di fronte al freddo o al caldo, di fronte alle gioie o alla tristezza. Questo è il più grande augurio che ti possa fare ed è il perché di questo campeggio.
Dal Vangelo di Giovanni: (Gv 19,8-11)
8All’udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura. 9Entrò di nuovo nel pretorio e disse a Gesù: «Di dove sei tu?». Ma Gesù non gli diede risposta. 10Gli disse allora Pilato: «Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?». 11Gli rispose Gesù: «Tu non avresti alcun potere su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall’alto. Per questo chi mi ha consegnato a te ha un peccato più grande».
Di dove sei tu?
Pilato ormai le ha provate tutte con Gesù. L’ha interrogato, l’ha inviato da Erode, l’ha scambiato con Barabba, l’ha fatto flagellare, l’ha dichiarato innocente. Gli rimane l’ultima domanda.
La più ovvia e la più difficile: “Di dove sei tu?”.
Infatti gli ebrei gli avevano detto che Gesù era “Figlio di Dio”.
Ma Gesù non gli rispose nulla.
Allora “Pilato ebbe ancora più paura” (Gv. 19,8).
Non sappiamo bene il motivo di questa paura. Si dice che i romani fossero molto superstiziosi. Forse Pilato avrà intravisto in lui o un ‘mago’ o uno che gli avrebbe procurato delle maledizioni..
Del resto tutto il comportamento di Gesù e le sue parole erano misteriose. Un tale che insultato non reagisce, che flagellato non urla, non impreca, che in croce pregherà per i suoi persecutori, non è una persona che incontri tutti i giorni!
Tutto ciò sta a dimostrare la sua immensa forza morale, la cui origine è a Pilato sconosciuta.
Maltrattato, si lasciò umiliare
e non aprì la sua bocca;
era come agnello condotto al macello,
come pecora muta di fronte ai suoi tosatori,
e non aprì la sua bocca” profetizzava Isaia 53,7.
Pilato è preso dalla paura e dai mille perché! Si sente impotente davanti ai sogni della moglie, alle urla del popolo, alle minacce dei capi, alla sua coscienza che lo ritiene un giusto.
Quasi lo supplica: “Non mi parli?”. (Gv 19,9)
Gesù: uno esigente
Paura e supplica sono due sentimenti dell’uomo che si sente piccolo, debole, fragile.. Di colui che smarrendo ogni sua sicurezza è obbligato a mettersi in discussione.
Pilato, pur avendo l’autorità di Roma, ha paura e supplica Gesù di dirgli almeno qualcosa. Ricordiamoci che Gesù, non essendo cittadino romano, era per lui semplicemente come uno schiavo!
Forse anche noi, davanti al Vangelo, nella nostra preghiera, nel nostro silenzio, dobbiamo domandarci: “Di dove sei tu o tu chi sei?”.
Siamo proprio sicuri che per noi
la risposta sia così scontata?
Temiamo che Gesù ci tolga la libertà?
Il vangelo è pieno di incontri in cui delle persone dicono a Gesù: “Tu che c’entri con noi, sei venuto a rovinarci?”. (Marco 1,21 ss)
Gesù ci va bene per celebrare il natale, un matrimonio, per dire una ‘preghierina’ in vista di una partita o per altri motivi.
Ma quando Gesù proclama le Beatitudini, parla di perdono, di conversione, ecc. troviamo la sua Parola difficile e persino strana.
A sentire tante persone, Gesù è troppo esigente, anche esagerato!
Fu così che il giovane ricco andò via ‘triste’ (Mc 10,17).
Sì, forse nessuno è esigente come lui, ma forse nessuno come lui desidera che noi siamo liberi:
Gesù allora disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: «Diventerete liberi»?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. (Gv. 8, 31-36)
Io ho il potere di metterti in libertà (Gv.19,10)
Dopo la domanda “Tu chi sei?”, Pilato ricorda a Gesù, che lui ha una grande autorità: “Non sai che io ho il potere di liberarti!”.
Capisci? Pilato dice a Gesù: “Tu non sai, che io ho il potere..!”.
A Gesù che “conosceva tutti… Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo”.(Gv. 2,25), Pilato dice: “Tu non sai!”.
Davanti alla frase “Tu non sai” ognuno si sarebbe messo in ginocchio e avrebbe supplicato una grazia: “liberami per favore, non mi fare crocifiggere”. Pilato certamente si aspettava una reazione simile.
Gesù invece non solo non si inginocchia, non lo implora, non ne approfitta per chiedere un trattamento di favore, ma ricorda a Pilato quale sia il suo ruolo e che il potere che lui ha, non è suo e non è nemmeno di Roma. È un potere che viene dall’Alto.
Sembra dirgli: “Ricordati Pilato, che sei solo un uomo, un piccolo uomo..”.
Per questo aggiunge: «Tu non avresti alcun potere su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall’alto. Per questo chi mi ha consegnato a te ha un peccato più grande».
Pilato si lavò le mani
Sono troppo importanti le domande rimaste sospese: che cos’è la verità? Chi sei tu? Insopportabili sono i suoi silenzi! E Pilato che fa?
Fa’ la cosa che farebbe ogni ‘piccolo’ uomo. Che fa colui che non sa assumersi le sue responsabilità: si lavò le mani!
24Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto aumentava, prese dell’acqua e si lavò le mani davanti alla folla, dicendo: «Non sono responsabile di questo sangue. Pensateci voi!». 25E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli». 26Allora rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso. (Matteo 27, 24-26)
Pilato avrà ancora un sussulto di coscienza davanti a chi gli fa osservare il cartello sopra la croce:”Non scrivere che lui è il re dei Giudei!”.
Pilato, seccato, risponde: “Ciò che ho scritto ho scritto!”.(Gv. 19,22)
Voi siete già giovani. Fra un po’ molti di voi avranno dei ruoli nella politica, nella società, nel lavoro, negli affari. Lì vi accorgerete quando è difficile essere liberi. Lì capirete quanto sia stato complesso il ruolo di Pilato. E di “Pilato” ne troverete molti!
Libertà oltre la morte
È stata veramente una brutta giornata quella del 7 aprile dell’anno 30. Poteva essere un’occasione unica per Pilato. Invece rimase lì come prima. Sarà rimasto lì a litigare con la moglie, a mangiarsi il fegato per aver ceduto alla prepotenza ebraica, per aver subito il ricatto di una denuncia a Roma.
Chi invece trasformò l’incontro con Gesù in un grande incontro fu il buon ladrone. Egli seppe andare oltre la morte:
39Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». 40L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? 41Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». 42E disse: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno». 43Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso». (Luca 23, 39-43)
Pilato, l’uomo della carriera, è talmente abituato a comandare, a dire sempre lui l’ultima parola, a sentirsi ‘padrone del mondo’, che non è capace di “ascoltare” se non se stesso.
A lui non resta che “lavarsi le mani”, quasi a tirarsi fuori dalla storia e dalla responsabilità in cui quel giorno l’ha coinvolto.
Il ladrone invece, messo in croce, è un tipo semplice, schietto. Lui è veramente libero. Mentre tutti insultano Gesù, lui lo difende, lui è capace di “ascoltare la voce”. Illuminato “dall’Alto”, dice la più bella preghiera che si possa dire: “Ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”.
A lui la morte non fa più paura, ormai è andato “oltre la morte!”.
Immagina un ponte. Ci sono due pilastri. Uno di qua ed uno di là.
Di qua ci sono le nostre cose materiali (mangiare, dormire, lavorare, guadagnare, godere, soffrire, ecc..), di là quelle spirituali.
Mentre le prime hanno tutte un inizio ed una fine, quelle di là dal ponte sono eterne. Esse sono il bene che si fa, l’amore, il perdono. Qualcuno addirittura riesce a donare la vita, ad essere un eroe, a vivere come Gesù. Tutti questi sono oltre il ponte, oltre la morte.
Figli della Resurrezione
Tutte le azioni spirituali vanno oltre la morte, perché la morte non potrà annientarle, esse sono eterne.
Gesù, accennando alle cose materiali e a quelle spirituali, ci parla di “Figli della Resurrezione”. Anche la libertà è una dimensione spirituale. Essa va sostenuta con la preghiera e con la carità.
Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; 35ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: 36infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. (Luca 20, 34-36)
Sarete liberi davvero
- Libero è Mosé che non ha paura del faraone…
- Libero è Martin Luther King..
- Liberi sono tutti coloro che seguendo la loro coscienza prendono sul serio la parola di Dio!
- Liberi sono quanti sanno che la libertà è un cammino che ci porta oltre la morte…
- Liberi sono quelli che non lottano solo per la libertà propria, ma anche altrui.…
- Libero è colui che – come dice Gandhi – sa di avere un’anima.
Osteria Nuova 28 maggio 2013, ore 11.22