Nella Galleria puoi vedere oltre 200 foto sul Pellegrinaggio, qui sotto viene riportata una prima riflessione, già pubblicata sul Notiziario Parrocchiale
Molti di voi, giustamente, hanno fatto tante domande a quanti sono andati in Terrasanta. Domande del tipo: come siete stati? Come è andata? Che cosa vi ha impressionato? Dopo le prime risposte più ovvie e più immediate, tutti vi hanno detto che l’esperienza fatta è semplicemente irraccontabile.
Qui è interessantissimo porsi due domande:
1. Perché sia irraccontabile
2. perché gli altri si facciano tante domande!
Provo a dare una prima risposta. A chi, per vacanza o per lavoro o per pellegrinaggio visita un certo luogo, gli si chiede di descrivergli le caratteristiche di quel luogo, le emozioni provate, la bellezza artistica o la differenza etnica. Ma tutto ciò nasce da una semplice curiosità o condivisione.
Il pellegrinaggio in Terrasanta è diverso. Qui è nato Gesù, qui è vissuto, ha parlato, qui Gesù è morto ed è risorto. Questo evento storico non è un fatto privato di qualcuno, ma un fatto che ha coinvolto anche la mia vita. Di qui nasce il mio battesimo, il mio credo, la mia fede, la mia carità, la mia speranza. Anche posso dire: io sono nato là, quel luogo è anche mio. Io ti faccio tante domande, perché tu, che hai visto, mi possa ancor più confermare la mia fede!
Evento geografico
La Terrasanta è bellissima. Assomiglia un poco alle nostre Marche. Le pianure però sono molto più estese e le colline più marcate. La terra è fertilissima, scura, assomiglia a quella che noi usiamo per i fiori. Nella parte che appartiene agli israeliti, sembra un immenso giardino: non trovi nulla fuori posto! Dove vivono i palestinesi è molto diverso: sia perché a loro è rimasta la terra più sassosa, sia perché lì è quasi impossibile trovare acqua e sia perché le radici del loro vivere solo molto diverse.
Noi siamo partiti da Nazaret, cioè dal Nord, dalla Galilea, e qui tutto è meraviglioso! È un paesaggio a perdifiato pieno di ulivi e di campi coltivati raccolto attorno al lago e al fiume Giordano. Ci ha meravigliato perfino il colore dell’erba: un verde intenso, vivo, brillante segno della vitalità della vegetazione. Scendendo a sud trovi delle vere montagne che, anche se non hanno una eccessiva altezza, in quell’ambiente sembrano altissime e ti fa impressione che non abbiano un segno di vegetazione. Siamo ne deserto fertile, ma senza acqua.
In questa terra, geograficamente piccola e insignificante sono avvenuti i fatti più grande della storia che abbracciano migliaia e migliaia di anni ed hanno segnato per sempre l’intero pianeta.
Tu camminando per quelle strade, solcando con la nave il lago di Tiberiade, sgomitando fra persone che non conosci, avverti che quella terra è anche tua. Anche tu ti senti cittadino della terra Santa non per un motivo etnico, ma spirituale.
In questa terra, quella che puoi toccare, calpestare, sentire il profumo di tantissimi fiori a noi persino sconosciuti, qui, proprio qui c’è stato Gesù! Ecco perché quella terra non ci è estranea, come può esserti la terra di un semplice viaggio turistico. Tu in Gesù ci hai creduto, lo hai amato, sei stato amato e quella terra chi appartiene. Entrando nella sua casa di Nazaret e ti senti suo come suo ospite, toccando l’acqua del lago immagini i dialoghi, i gruppetti degli apostoli, Gesù che cammina solo su quelle colline o sta seduto su quel sasso a parlare alla gente o semplicemente a riposarsi.
Tu sei lì e ti commuovi: sentimento? No, mistero! E come se Gesù ti dicesse: vieni a vedere dove io ho abitato e dove io sono venuto anche per te!
Questo è l’evento geografico! Ma perché Dio ha scelto un popolo che non era un popolo, ma poche persone “dalla testa dura” come scrive la Bibbia, di cui Dio non si è vergognato di camminare con loro, di condividerne tutta la sua vita, di farsi persino crocifiggere? Non lo so! In quella terra c’è la testimonianza più alta di tutta la storia, la risposta a tutti i nostri perché: li, a Gerusalemme, c’è il sepolcro vuoto, testimonianza perenne della sua resurrezione.
Evento storico
Il pellegrinaggio ci ha portato di giorno in giorno sui luoghi di Gesù. Siamo partiti da Cana di Galilea dove Gesù fece il primo miracolo poi siamo saliti sul Tabor, il monte della trasfigurazione. Un paesaggio stupendo ed una commozione intima e comune. Le guide che ci accompagnavano, due frati meravigliosi, non si stancavano di ripeterci che l’evento che stavamo vivendo era unico e pieno di benedizioni. Ma noi non capivamo questo, eravamo troppo turisti e meno pellegrini. Preoccupati più del fotografare, del commentare, che dell’entrare in sintonia con il fatto che qui era avvenuto. Ma quando ci raccoglievamo in preghiera, quando celebrammo la messa sul Tabor, quella messa non era più un dovere o un rito religioso ma un’esperienza altissima, direi un regalo mistico del Cristo. Anche noi dicevamo a Gesù le stesse parole di Pietro: “è bello per noi stare qui” e se fosse stato possibile non avremmo lasciato quel luogo.
Sabato 29 dicembre ci aspettava un’altra esperienza irripetibile: la visita al lago. Il monte delle beatitudini, Tabgha dove Gesù moltiplicò i pani, la visita al lago dove Gesù incontrò gli apostoli dopo la sua resurrezione e conferì a Pietro il primato, Cafarnao con la sua sinagoga e con la casa Di Pietro. Dopo il pranzo la navigazione sul lago. Nel pomeriggio una prima visita a Nazaret alla basilica dell’Annunciazione.
Il 30 dicembre dal Nord scendemmo al sud fino a raggiungere il Mar Morto. Anche qui innumerevoli reperti archeologici che raggiungono il massimo nelle grotte di Qumran.
Il 31 e il 1 gennaio li abbiamo dedicati alla città di Gerusalemme. Qui tutto è Santo, tutto è grande, tutto parla di Cristo. Ma di un Cristo vivo, non archeologico. Un Cristo che si è dovuto scontrare con i limiti e i peccati dell’uomo. Se vai al muro del pianto, lì dove senti più forte che significa essere ebreo, provi un senso di sgomento e di profonda soggezione. Cristo ha combattuto con determinazione per rendere – come dirà a Pilato – testimonianza alla verità.
Il Getsemani con i suoi millenari ulivi, il cenacolo, la casa di Maria, la spianata del Tempio, il litostroto dove Gesù fu flagellato, fino al Santo sepolcro tutto ti parla di questo evento storico avvenuto oltre 2000 anni fa.
Non posso raccontarti tutti i particolari, le emozioni provate nelle messe celebrate proprio nei luoghi più significativi della vita di Gesù, come al litostroto, al Getsemani o sul Tabor. Poi momenti della preghiera personale. Poi la grotta di Betlemme, la scala originale che Gesù percorse dal cenacolo fino al Getsemani e da qui – prigioniero – fu portato al processo ripercorrendo la stessa scala di pietra.
Evento cosmico
Il pellegrinaggio è tutto qui? Un insieme di luoghi, di scavi archeologici, di chiese e di gente che va o che viene? No! Dopo un po’ le pietre, le memorie storiche, perdono il loro ‘fascino’ e tu ti metti a pregare. Nella tua mente passano le persone care, i tuoi amici, quanti credono e quanti non credono. Chi soffre, chi si innamora, chi non sa come mandare avanti la famiglia, chi ha grandi sogni nel cuore. Lì a Gerusalemme ci siamo tutti. Le ‘pietre’ servono per ricordarci una verità storica, ma da lì tu ti allarghi al mondo, a tutto il mondo. Tutto in certo senso è tuo e tu non puoi esserne estraneo. A Gerusalemme fai questa esperienza cosmica, del resto è vero o no che Gesù è morto per tutti? “Quando io sarò elevato da terra attirerò tutti a me”. A Gerusalemme questa ‘calamita universale’ è estremamente più evidente. Pur in mezzo alle divisioni che qui esistono, Gerusalemme è il luogo ideale per sognare. Gerusalemme è il luogo in cui Dio, con la Bibbia, ci donò il massimo dell’Ispirazione, e da questa tutti ne siamo ispirati. Don Orlando