Inaugurazione dell’Anno Pastorale

INAUGURAZIONE DELL’ANNO PASTORALE

14 settembre 2012

Saluto tutti e personalmente.  Vi ringrazio non solo per ciò che fate nella comunità, ma anche perché la vostra risposta, la vostra disponibilità, mi induce ad andare oltre, ad usare sempre di più.  Vedo nei vostri occhi e nei vostri interventi l’eco profonda che la parola di Dio opera in voi. Ringrazio il Signore per la vostra generosa testimonianza.

Nell’inaugurare questo nuovo anno pastorale, ho pensato al brano biblico della presa di Gerico (Giosuè 6,1).

Gli ebrei, dopo avere passato il mar Rosso e attraversato il deserto, si trovano davanti a questa città di Gerico dalle mura altissime difese da “prodi guerrieri”.  L’istinto e la paura li spingerebbe a fuggire. Giosuè invece, mosso da una grande fede,  fa fare loro sette giri attorno alla città e Gerico viene conquistata.

Conosciamo ormai il modo di parlare della Bibbia. Un modo che sembra antico, lontano dalla nostra esperienza e poi ci accorgiamo che è di un’attualità strabiliante.

Tu che fai catechismo di che cosa disponi? Solo di un testo del Vangelo che i ragazzi tante volte ascoltano distrattamente fra rumori e confusione e ti viene da dire: a che serve?

Che farai tu solo con qualche versetto di Vangelo?

Qualche versetto di Vangelo contro tutta la potenza dei mezzi di comunicazione, contro le diverse mode che ti impongono un certo stile di vita che cozza con la parola di Cristo. Qualche versetto di Vangelo contro il mondo della televisione, contro i tanti interessi palesi od occulti.

Ti senti semplicemente impotente davanti alle mura possenti della pubblicità, del fascino di piaceri sbandierati ai quattro venti.. Eppure tu sei lì, con il tuo Vangelo e con i tuoi ragazzi!

 Perché tu animatore dedichi tanto del tuo tempo per preparare un grest e poi  per gestirlo? Ti basta la simpatia dei piccoli o lo fai per arricchire la tua vita, per vivere in modo più alto la carità? In modo più o meno consapevole, fai tutto questo per amore di Dio?

Tu catechista del dopo cresima che cosa provi quando un ragazzo non lo vedi più o quando con una domanda spiazza i tuoi programmi o mette in dubbio le tue sicurezze?

Quante mura incontriamo – e incontreremo – nel nostro cammino.

 Eppure Giosuè – certo della parola di Dio : “Il Signore ha consegnato nelle nostre mani tutta la terra”  (Gs 2,24) ci dice di girare attorno per sette giorni e le mura cadranno..

La parola di Dio è più potente di qualsiasi mura, di qualsiasi “prode guerriero”.

Se siete qui, se date anima e corpo nel vostro ruolo, ciò mi dice che ne siete pienamente consapevoli..

Il frutto del vostro lavoro lo si vede già abbondantemente. Grazie in nome della comunità, grazie nel nome del Signore!

 Il Vangelo, la fede, la carità non è un dire chi ha ragione e chi ha torto.  Non è un dividere la comunità in noi e gli altri. Non è un separare fra buoni e cattivi. Il Vangelo, la fede, non ha di questi scopi.

Il Vangelo, la fede, moltiplica la vita, moltiplica ogni tua potenzialità.

 Anche se davanti alle mura possenti ti senti piccolo, inadatto e tutto ti sembra impossibile, assurdo. Il Vangelo e la fede hanno il potere di abbattere quelle mura, hanno il potere di rendere possibile ciò che ti sembrava impossibile.

Abbattere le mura non è combattere contro qualcuno, ma liberare qualcuno, farlo sentire libero, forte, cittadino del mondo…

A dire il vero voi tante mura le avete già abbattute. La costanza monolitica di tanti catechisti, il numero impensabile degli animatori, la partecipazione – direi esplosiva – ai campeggi, la disponibilità dei ministri della comunione, l’apertura alla pastorale familiare, sono segni evidenti che la “presa di Gerico”, non è utopia. Ciò che un tempo sembrava impossibile, ora, per la vostra disponibilità, è diventato possibile!

 Ma oltre a tutto ciò, altre mura devono crollare. Nell’ultimo campeggio “Alla ricerca della sposa”, abbiamo affrontato il tema dell’amore, con l’intento che i ragazzi della vostra età – ormai diciottenni – debbono inoltrarsi nella affettività, progettando l’amore e la propria famiglia su basi più solide e meno fragili. Noi tutti ci auguriamo che formiate famiglie forti, aperte alla vita ed alla solidarietà, famiglie che vedano in Rebecca un alto punto di riferimento.

 Quante mura abbiamo davanti e dentro di noi… E quelle dentro di noi sono le più difficili, le più resistenti.

Maria, la madre di Gesù, le ha abbattute per prima.  Dopo alle mille obiezioni e alle mille domande si arrende all’Angelo e dice semplicemente: “Io sono la serva del Signore, si faccia di me secondo la tua parola”.

Essere operatori pastorali non è solo il fare, ma l’essere: credere a quella parola!

 La sera in cui siamo andati all’Olimpo uno di voi mi diceva: “io faccio molte cose, ho bisogno di più spiritualità”. E’ un’esigenza che non sentivo così espressa da molto tempo. Un’esigenza che mi è venuto spontaneo non limitarla a chi ha pronunciato quella frase, ma l’ho sentita come esigenza di tutti, di cui uno se ne faceva portavoce. 

In quel momento vi ho pensati come un cespuglio di rose che sta per sbocciare. Nel giro di poco ognuno verrà fuori con il suo colore e con il suo profumo.  Non abbiate paura di sbocciare, di aprirvi, di osare di più..

 Il vostro gruppo ha sempre più bisogno di volare alto.

Nei giorni scorsi quattro di voi sono andati al raduno nazionale degli oratori a Brescia e a Bergamo.

Andrea (anche se per altri motivi è partito per l’America) …

E poi e poi c’è un altro che ha qualcosa da dirvi:

“Carissimi, per molto tempo mi avete chiesto cosa avrei fatto della mia vita dopo le superiori e io, coerentemente e senza battere ciglio, ho sempre detto che sarei andato a studiare a Milano. Per un po’, in effetti, questa è stata la verità, ma Qualcun altro aveva già pensato una strada diversa per me. Non è stato un percorso breve, e neanche troppo facile, di pensieri, preghiere, tentazioni, peccati e stavo quasi per iscrivermi all’Università, quando un giorno, come è successo agli Apostoli, ho sentito più chiaramente una voce che mi diceva “seguimi” e allora ho iniziato a camminare su un percorso che, se all’inizio era tenebroso, ora si è rischiarato di una luce nuova.

Ho tenuto nascosti questi pensieri a lungo, confidandoli soltanto ad alcuni di voi, che ringrazio e ringrazierò sempre per la loro discrezione e comprensione. Ma, come dice il don, se riceviamo certi doni, essi non sono per noi personalmente, ma sono un segno per tutta una comunità cristiana che cammina; per cui, ora vi posso dire che, alla fine di settembre, entrerò nel seminario di Ancona.

Vi chiedo di accompagnarmi con le vostre preghiere e il vostro affetto di sempre, così come vi penserò io quando sarò laggiù perché, come sappiamo, noi siamo “un cuore solo, un’anima sola”. E’ una realtà spirituale, che forse non si può nemmeno spiegare con parole umane, ma di certo credo che diventi più chiara leggendo il brano del Vangelo ‘Voi siete miei amici’  (Gv 15,12-17)”.     Pedini Gianluca

Sono 60 anni da quando l’ultimo ragazzo partì da Montecchio per il Seminario..

Grazie, Gianluca di non aver avuto paura di osare.

Tempo fa mi dicesti che avevi paura di non essere visto più come prima.

Non ti preoccupare: da ora ognuno di noi ti sentirà ancora più ‘suo’; forse non mi comprendi, ma con il tempo capirai.

Gianluca il 19 dovrà essere in Seminario in Ancona per un pomeriggio, poi dal 29 settembre quella sarà la sua casa per ben 7 anni.

Un anno di verifica della vocazione, poi 3 bienni di teologia.

Ti debbo confidare una cosa. Io penso che almeno altri 3 abbiano la tua stessa vocazione, ma debbono  ancora “fiorire”. Tu intanto va avanti, tutta la Parrocchia ti seguirà passo dopo passo.

In questa sera, in questo momento l’unica cosa che riusciamo a dirti e che ti vogliamo tantissimo bene.