Una lettera per te
Ragazzi e Ragazze carissimi, quanti siete? Grazie per essere venuti, grazie per non aver mancato a questo appuntamento da sempre desiderato e da sempre un po’ misterioso.
La casa, in qualche aspetto, lascia un po’ a desiderare, il posto però è fantastico e fantastici siete anche voi che in questa fase della vostra vita sbocciate con i vostri doni e con la vostra personalità!
Nello scrivere questo libretto ho faticato, perché l’argomento difficile ed è facile cadere nel banale.
Ho provato a camminare con te, fianco a fianco, ho sentito le tue lagnanze, i tuoi impulsi, i tuoi desideri più veri! Ho cercato di rispettare i ritmi di crescita, perché ogni passo fosse una conquista non un ordine! Ho ascoltato i tuoi silenzi e forse anche che tu hai potuto ascoltare i miei.
Quei silenzi esprimevano tutti i punti interrogativi che ci portiamo dietro, e quando qualcuno di essi trova una soluzione, altri punti interrogativi minano le nostre sicurezze. Non agitarti, i punti interrogativi sono come il battito del cuore, in fondo indicano solo che tu sei vivo!
Ho sentito il rumore dei tuoi passi, la tua presenza rassicurante, quasi a dirmi: io ci sono! Uno sguardo, un sorriso, una partecipazione al gioco, una risata esplosiva, una domanda in un incontro, ecc. esprimono più di ogni altra cosa la nostra vicendevole appartenenza e la nostra responsabilità davanti alla storia di ognuno di noi!
Nello scrivere ho pensato molto anche ai più giovani fra voi. Ho avuto paura di essere difficile, strano, astratto. Un po’ è vero, ma fidatevi! Non importa se non comprenderete tutto o se diversi argomenti sono estranei ai vostri interessi, basta che un solo pensiero entri in te e si spalancherà una “luce” che ti illuminerà la strada!
Tutto quello che ho scritto, l’ho scritto pregando per ciascuno di voi, personalmente! Ho chiesto al Signore che mi ispiri parole “nuove”, perché diventiate discepoli, maestri e profeti della strada dell’amore!
Tutti noi ricordiamo il campeggio “ora et labora 2011”. In esso avevamo detto che come Benedetto davanti alla caduta dell’impero romano, aveva cercato e trovato una strada, passando dalla “civitas romana” basata sul diritto alla “civitas cristiana” , anche noi, in questo periodo, a 18 anni, dobbiamo ripensare una strada: la strada dell’amore! La famiglia e l’amore vivono un periodo di difficoltà, ma una strada ci deve pur essere. Noi la dobbiamo trovare!.
Ecco allora il titolo di questo campeggio “Alla ricerca della sposa”. Lo facciamo su questo Monte Fumaiolo, dove nasce il fiume Tevere.
Da questo monte sgorga acqua abbondante e fresca, così sia dal tuo giovane cuore…
L’acqua uscendo dalle falde, passa nella terra scura, si fa spazio fra le radici e fra le spine, rimanendo limpida e spumeggiante. Nel suo passaggio sembra cantare una sua musica, non aggressiva né assordante. L’acqua fresca è per natura invitante, ha tanto il sapore dell’amore di una sposa.
Il cammino di quest’acqua è simile al cammino dell’amore. Quando in noi però si risvegliano i sensi è facile che diventino aggressivi, è facile che l’acqua intorbidisca e la sorgente perda la sua limpidezza.
Facciamo questo campeggio con l’augurio che il tuo amore diventi un fiume, un grande fiume che disseta boschi, prati e campi. Un fiume dove i pesci possano liberamente guizzare.
Lo so che voi siete molto giovani, ma tutti voi siete chiamati a scrivere una grande pagina di storia. Tutti siete ormai consapevoli che la storia sta girando pagina e le prime parole di questa pagina le potrete scrivere solo voi.
Dalle vostre scelte dipenderanno quelle di tanti altri, forse per generazioni. Che i pesci possano guizzare, che i bambini possano felicemente tuffarsi nelle vostre acque.. Che la strada dell’amore non si impantani unicamente nel “godere”, ma trovi la sua solidità sulle pietre collocate fin d’ora in virtù delle tue scelte.
Rebecca ti insegnerà tante verità. Anche lei ha dovuto cercare la sua strada. Una strada lunga che l’ha portata ad Isacco, verso colui che con lei ha condiviso il mistero…
Auguro a tutti e ad ognuno di voi: felice viaggio!
Don Orlando
Madonna del Monte – Tavullia 8 maggio 2012, ore 10,23
Sabato 14 luglio 2012
Quale sposa? Quale amore?
Dal Libro della Genesi 24,1-8
1 Abramo era ormai vecchio, avanti negli anni, e il Signore lo aveva benedetto in tutto. 2Allora Abramo disse al suo servo, il più anziano della sua casa, che aveva potere su tutti i suoi beni: «Metti la mano sotto la mia coscia 3e ti farò giurare per il Signore, Dio del cielo e Dio della terra, che non prenderai per mio figlio una moglie tra le figlie dei Cananei, in mezzo ai quali abito, 4ma che andrai nella mia terra, tra la mia parentela, a scegliere una moglie per mio figlio Isacco». 5Gli disse il servo: «Se la donna non mi vuol seguire in questa terra, dovrò forse ricondurre tuo figlio alla terra da cui tu sei uscito?». 6Gli rispose Abramo: «Guàrdati dal ricondurre là mio figlio! 7Il Signore, Dio del cielo e Dio della terra, che mi ha preso dalla casa di mio padre e dalla mia terra natia, che mi ha parlato e mi ha giurato: «Alla tua discendenza darò questa terra», egli stesso manderà il suo angelo davanti a te, perché tu possa prendere di là una moglie per mio figlio. 8Se la donna non vorrà seguirti, allora sarai libero dal giuramento a me fatto; ma non devi ricondurre là mio figlio». 9Il servo mise la mano sotto la coscia di Abramo, suo padrone, e gli prestò così il giuramento richiesto.
“Non prendere una donna cananea..”
Gli ordini, si sa, danno sempre fastidio!
Quelli poi personali: “Quel ragazzo farebbe bene per te, ecc.” urtano ed imbarazzano.
L’amore è una realtà talmente personale, intima e in un certo senso misteriosa, in cui nessuno vuole sentirsi autorizzato ad intromettersi o a spadroneggiare!
Questo brano della Genesi, in cui Abramo ordina al servo Eliezer (Gn 15,11) di andare in un lontano paese per trovare una sposa per suo figlio Isacco, cozza tremendamente contro la nostra mentalità e contro i più elementari diritti e scelte personali.
Ma a parte queste abitudini ancestrali, in cui l’inserimento di una certa sposa poteva alterarne lo stile, l’armonia e le finalità dello stesso clan, questo testo può trovare una sua attualità, perché dice che la bellezza o i sentimenti da soli non sono sufficienti per chiamare un rapporto amore!
L’amore ha bisogno di ben altre fondamenta. Sono le stesse, su cui poggia il senso totale della nostra vita..
L’amore – diversamente inteso – rimane un diversivo, un “piacere”, una “passione”, una necessità biologica ed affettiva..
Sono esigenze importantissime, ma che possono ridursi a parentesi della nostra vita, persino a vicendevoli egoismi, se non vengono incastonate nelle motivazioni più profonde della vita e della fede!
Abramo con la frase “andrai a prendere una moglie fra la mia parentela” è come se dicesse: “torna alle tue radici, torna là dove la mia vita ha trovato il suo senso, là dove io sono stato chiamato per nome”.
Non basta la bellezza, comunque la si voglia intendere, e non bastano i sentimenti, specie se inficiati di superficialità per chiamare un rapporto amore! Oggi viene chiamato amore il sesso, i sentimenti romantici, il matrimonio: pur sapendo che non è così, così però li chiamiamo!
L’amore è un cammino che trasforma profondamente ciascuno di noi.
La strada dell’amore
E’ su questo punto che ci eravamo fermati nel campeggio “ora et labora” del 2011 ed è da questo punto che vorrei ripartire.
Ricordiamo quali pensieri ci avevano portati qui. San Benedetto un ragazzo di 18 anni davanti alla caduta dell’impero romano non sta lì a piangere, ad imprecare, a ricordare i bei tempi passati, ma sente l’esigenza di trovare una strada nuova. Egli si ritira a Subiaco in una spelonca per ben tre anni e lì matura il progetto della “civitas cristiana” con la fondazione delle Abbazie: centri culturali, religiosi e agricoli che diventarono il cuore pulsante dell’Europa per quasi 1000 anni.
Oggi – si diceva – anche se non è caduto l’impero romano, sono ‘cadute’ tante cose e fra queste il concetto stesso di famiglia! Forse c’è bisogno di un nuovo Benedetto, perché la famiglia è il fondamento di ogni persona e di ogni società umana.
Per questo credo che voi giovani diciottenni, dobbiate pensare e meditare seriamente sull’amore…
È il vostro momento, la vostra primavera, l’energia vitale della vostra giovinezza: corpo e spirito inclusi!
Come nella formula uno, anche per voi, dopo il giro di prova, si stanno per accendere i semafori verdi del via.
L’emozione è tanta! Tanta l’attenzione!
Ma siamo sicuri che ne sia chiara la meta e l’obiettivo?
Pensiamo che sia sufficiente dire: “Ti voglio un ‘casino’ di bene” per volere bene?
Pensiamo che basti la nostra sincerità, la buona volontà, i nostri forti sentimenti, per individuare la vera strada dell’amore?
Onestamente ti direi di no!
Ricordi le prime esperienze con il motorino?
La voglia di salirci sopra è tanta! Basta però un’accelerazione esagerata, una frenata brusca, un ostacolo improvviso od una distrazione, per farci raddrizzare i capelli o addirittura per cadere…
La buona volontà da sola non è sufficiente!
Ritornare alle radici
Che significa amare? Da dove comincia l’amore?
Nel 1964 la Cinguetti cantava “Non ho l’età per amarti”. Fu un successo; vinse il festival di San Remo… Lo vincerebbe anche oggi?
Quella canzone è andata semplicemente fuori moda
o è fuori tempo anche quel modo di pensare e di vivere?
Come si dovrebbe rimodulare quello slogan per il 2012?
Abramo dice: “ Non sposare una cananea, ma va a prendere la sposa nella terra dei nostri padri…”.
È una frase cui io potrei rispondere: “Non è lo stesso? Basta volersi bene! Ciò che conta è che mi piaccia….”
Quella frase però, in cui Abramo indica ad Isacco (e di conseguenza al servo) la strada dell’amore, è più profonda, più ricca:direi anche più entusiasmante!
Ma chi erano le cananee? Quel nome ha origine da Canaan figlio di Cam, nipote di Noé:
Dal Libro della Genesi 9,20
18I figli di Noè che uscirono dall’arca furono Sem, Cam e Iafet; Cam è il padre di Canaan. 19Questi tre sono i figli di Noè e da questi fu popolata tutta la terra.
20Ora Noè, coltivatore della terra, cominciò a piantare una vigna. 21Avendo bevuto il vino, si ubriacò e si denudò all’interno della sua tenda. 22Cam, padre di Canaan, vide la nudità di suo padre e raccontò la cosa ai due fratelli che stavano fuori. 23Allora Sem e Iafet presero il mantello, se lo misero tutti e due sulle spalle e, camminando a ritroso, coprirono la nudità del loro padre; avendo tenuto la faccia rivolta indietro, non videro la nudità del loro padre. 24Quando Noè si fu risvegliato dall’ebbrezza, seppe quanto gli aveva fatto il figlio minore; 25allora disse:
«Sia maledetto Canaan! Schiavo degli schiavi, sarà per i suoi fratelli!».
I cananei erano per gli ebrei, un popolo senza principi morali e, in parte, nemmeno familiari se erano soliti sacrificare persino i propri figli.
Quella “risata” che Cam fa davanti al padre trovato nudo perché ubriaco, è un po’ la “risata” davanti ad ogni sciocchezza o davanti a quando si umilia una persona.
Si approfitta di una ragazza, e poi si ride..
“Non sposare una cananea..” Non accontentarti della donna più facile da ottenere, ma mettiti in cammino e ricerchiamo ciò che veramente vogliamo. In amore i compromessi non reggono. E i divorziati?
Nella Bibbia tanti avranno problemi con le cananee: li avrà Esaù e li avrà persino il sapiente re Salomone!
E come se Abramo dicesse: “Non ti fermare alla bellezza, alla prosperosità, alla disponibilità delle donne cananee. Se vuoi amare, ed essere amato, devi guardare lontano, più lontano! Devi ritornare là dove più della la bellezza esteriore, conta la bellezza dei sentimenti, della sensibilità, dei principi, dell’accoglienza…
In poche parole ritorna alle radici!”.
Quando uno è giovane, è affascinato più dalla prosperosità, dalla disinvoltura, che dalle radici… “Ritorna là al paese dei due fiumi” e parlare di fiumi, a chi vive nel deserto, ha un significato unico, vitale e soprattutto simbolico!
Lo so che alla tua età la fretta di amare qualcuno è tanta e parlare di un viaggio lungo, e perfino incerto, ti agita e ti scoraggia fino a considerarlo solo un miraggio! Sei a un bivio e ti capisco!
Quando poi vedi incontri giovani tornare indietro fortemente delusi, quando coppie sposate da poco si separano con facilità lasciando figli (e genitori) in un dramma che li segnerà per tutta la vita, quando la massa dei giovani continua ad imboccare ‘allegramente’ quelle strade, tu non puoi non rimanerne, almeno come minimo, disorientato
Poi c’è la convivenza, la cui età di inizio è sempre più bassa!
SMentre l’amore sa infonderti una immensa forza,
la passione, se deviata, ti fara’ estremamente debole!
Quale sposa e quale amore?
Domandarsi allora: “quale sposa e quale amore” non è una domanda da poco!
E sinceramente non solo io, ma nessuno ti saprà dare una risposta…
Qui non c’è una regola, una formula!
Ogni persona – uomo o donna – è nato per qualcuno/a, ma per chi, non lo so! Lo saprà solo colui, per cui questa persona è nata!
E allora?
Anche il servo rimane turbato e fa tante domande. Tutte razionali ed ovvie che ti porterebbero a non intraprendere il cammino!
Abramo però gli risponde: “Il Signore manderà il suo Angelo davanti a te, perché tu possa prendere una sposa per il mio figlio”. (Gen. 24,7)
Abramo dà questo ordine, non perché motivato dai diversi ragionamenti, ma per la sua esperienza di fede…
Abramo ha capito che come lungo è stato il cammino della sua vocazione (da Carran a Canaam), ugualmente lungo sarà quello dell’amore che porterà Rebecca verso Isacco. Così sarà anche il tuo cammino.
Vorrei che anche tu, anche se sei ancora giovane, iniziassi questo cammino dell’amore guidato dalle parole e dalla fede di Abramo…
Lo so che i nostri istinti ci porterebbero a soddisfare le esigenze fisiologiche dell’uomo e poi – dopo – pensare alla fede, ma le due realtà non vanno disgiunte perché unica è la persona e da sole non hanno senso!
La tua sposa e i tuoi figli avranno qualche motivo in più per amarti e per dirti un grazie..
Montegaudio 12 maggio 2012, ore 10,25
Domenica 15 luglio 2012
Portò doni preziosi
L’amore è l’inizio di un viaggio
L’amore è una dimensione naturale della persona. Guai a crearci complessi, sottoporci a isterici rompicapi o moltiplicarci le ansie.
Camminare verso l’amore è un’esigenza sempre più forte ed in continuo crescendo nel cuore di un giovane.
Ma questa velocità esponenziale può rischiare di oscurarci i diversi passi dell’amore… Senza inoltrarci in ripetute ipotesi, sentimentalismi o analisi superficiali e discutibili, ritorniamo al racconto biblico:
“Il servo si mise in cammino portando dei doni preziosi” (Gen. 24,10)
La Bibbia, lo sai, non è scritta a caso. Ogni parola, ogni gesto ha un suo significato. Essa è immensa come il mare, più profonda dei nostri pensieri o desideri…
La Bibbia sottolinea che l’amore è mettersi in cammino,
l’amore è portare doni preziosi…
Mettersi in cammino
Non sono frasi di routine mettersi in cammino non è affatto semplice o facile, significa essere disposti a cambiare radicalmente la propria vita!
Pensa alle tante volte che la Bibbia ci parla di uno che si è messo in cammino, che cosa abbia significato per lui:
Abramo si mette in cammino: “Esci dalla tua terra…” (Gen. 12,1)
Mosé dovrà mettersi in cammino verso la Terra Promessa
Gli Apostoli: “Andate nel mondo intero..”
Nel brano di Adamo ed Eva: “Per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due formeranno una carne sola” (Gen. 2,24 )
Mettersi in cammino è come fare un viaggio.
Vedi paesaggi di cui ignoravi la stessa esistenza, giochi di luci e di colori che moltiplicano la tua fantasia. Vedi burroni e precipizi da cui pensavi di essere immune. Mettersi in cammino ti obbliga ad attraversare deserti ed oasi, pianure fiorite e nevi eterne. Quando ti metti in cammino non sei tu che stabilisce chi incontrare e chi no.
Mettendoti in cammino hai la possibilità di evidenziare la tua forza, il tuo coraggio, la tua intelligenza, la tua costanza e tutto ciò che può verificare la vera potenzialità di un uomo.
Pensa al grande viaggio di Ulisse. I pericoli, le sirene, i tranelli, i ciclopi, la maga Circe, ecc., non sono “favolette per bambini”, ma l’esperienza che dovrà attraversare ognuno di noi!…
Non potrai rannicchiarti in qualche anfratto o in qualche tana come le volpi. Se sei un uomo, se hai lo spirito di uomo, potrai dominare tutte quelle realtà. Allora, solo allora, la tua libertà non sarà nel fare ciò che ti piace, ma esprimerà la tua potenza di usare delle cose, degli avvenimenti, ma non di esserne soggiogati.
Penso che quest’argomento per i più i giovani fra voi – specie quelli della terza media – potrebbe essere difficile e soprattutto lontano dalla vostra ‘prima’ adolescenza.
Non è proprio così! Anche a scuola tante cose ti sembrano inutili e poi sei costretto a ricrederti.
Anche se hai 14 anni sei un uomo/donna. Se il tuo corpo, nei grandi cambiamenti della tua età, si prepara ad essere capace di generare e tu ne percepisci tutti gli impulsi, il tuo spirito non potrà restare bambino, dovrà rivestirsi di virtù, di coraggio, di determinazione perché amare non è un ‘giochino’, ma essere capaci di donare la vita.
Il servo
Quanto mi stupisce la delicatezza e l’obbedienza di questo servo chi giura fedeltà ad Abramo, prepara la carovana ed è attento a premunirsi di ogni cosa preziosa.
La Bibbia non ne dice nemmeno il nome, come noi avremmo desiderato, ma lo chiama semplicemente servo forse per dirci che amore e servizio non sono termini in contraddizione, ma si completano a vicenda. In realtà da altri versetti sappiamo che si chiama Eliezer.
Anche nelle nozze di Cana si parla di servi. Anzi lì si dice che solo i servi sapevano da dove veniva il vino buono, come per sottolineare che l’amore non è proprietà: non è solo per godere, non è un vicendevole egoismo, ma un servizio che sgorga dall’amore più profondo.
Quante volte i tuoi genitori si mettono al tuo servizio?
Perché Gesù, in uno dei momenti più alti della sua vita – nell’ultima cena – ha indossato le vesti del servo e si è messo a lavare i piedi agli Apostoli?
“Scena pubblicitaria per la Tv” o esigenza profonda dell’amore?
Sono atteggiamenti che si improvvisano o esigono un profondo cammino interiore spirituale?
Quando fai il catechismo o animi il grest, quando ti impegni nel teatro o in altre attività, lo fai per donare qualcosa di te?
Vedi in Gesù il modello e l’ispiratore del tuo dono?
Portare doni preziosi
Il servo prepara con cura ogni sorta di doni preziosi! Egli non sa chi incontrerà e quindi non prepara doni orientati al gusto di una certa persona, ma prepara tutto ciò che può essere dono e dono prezioso.
Verso chi? Verso dove mi porterà questo cammino?
Sono domande che ci facciamo da piccoli, ma l’amore esige per primo che ognuno di noi sia un dono prezioso!
I doni preziosi che dai alla persona amata, non sono che simboli della profondità del tuo cuore.
Non è sufficiente portare doni preziosi, ma essere “doni preziosi”!
Non puoi partire se non hai questi doni! Non puoi comperarli al primo balzar, sanno di taroccato, di falso, di provvisorio: non sono certamente doni preziosi!
E quali sono questi doni? Sono gli stessi doni che tu vorresti dalla persona che ti ama. E non potrò dirti io, quali siano!
Senti che cosa scrive la Bibbia:
Dal Libro dell’Apocalisse (21, 9-21)
La città santa
9Poi venne uno dei sette angeli, che hanno le sette coppe piene degli ultimi sette flagelli, e mi parlò: «Vieni, ti mostrerò la promessa sposa, la sposa dell’Agnello». 10L’angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande e alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scende dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio. 11Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino. 12È cinta da grandi e alte mura con dodici porte..….19I basamenti delle mura della città sono adorni di ogni specie di pietre preziose. Il primo basamento è di diaspro, il secondo di zaffìro, il terzo di calcedònio, il quarto di smeraldo, 20il quinto di sardònice, il sesto di cornalina, il settimo di crisòlito, l’ottavo di berillo, il nono di topazio, il decimo di crisopazio, l’undicesimo di giacinto, il dodicesimo di ametista. 21E le dodici porte sono dodici perle; ciascuna porta era formata da una sola perla. E la piazza della città è di oro puro, come cristallo trasparente.
La bellezza esteriore, caratteristica che più colpisce a prima vista, non garantisce da sola la buona riuscita di un matrimonio. Infatti dietro un aspetto gradevole può nascondersi un carattere litigioso, prepotente, esigente, sgarbato, una vera rovina per la vita matrimoniale, mentre le buone qualità interiori danno certamente maggiore garanzia. Eliezer fu attratto dal comportamento servizievole, umile, ospitale e gentile di Rebecca e man mano che la osservava si rendeva sempre più conto che quella era la persona giusta per Isacco: sono queste le perle di cui parla l’Apocalisse.
La buona riuscita di un matrimonio non dipende dai beni che si possiedono (anche se ovviamente sono necessari), ma dal carattere delle persone e dal fatto che nella vita della famiglia Dio ricopra un ruolo centrale, che sia pienamente coinvolto in ogni cosa, amato e onorato, perché una famiglia santa sarà di certo da Lui benedetta.
Il cammino dell’amore non è solo un nomadismo alla ricerca della Sposa, ma coltivare le proprie virtù con impegno e determinazione, faranno di te quel dono prezioso di cui si preoccupò Eliezer!
Tavullia 15 maggio 2012, ore 10,26
Lunedì 16 luglio 2012
L’incontro
L’alfabeto del tuo corpo
In questo campeggio può darsi che qualcuno di voi si domandi a che servono tutte queste parole “astratte” e prive delle sensazioni che provo al solo vedere un ragazzo od una ragazza.
Le parole prima o poi mi annoiano e le sento estranee alla mia persona. Le posso sentire persino false, ipocriti, fredde e irrazionali. Capisco molto di più con uno sguardo, con una carezza, con un bacio, che tanti “discorsoni”…
Sotto alcuni aspetti hai ragione, ma ci siamo detti fin dall’inizio che noi non vogliamo fare una semplice passeggiata, ma vogliamo intraprendere il cammino dell’amore.
Una passeggiata non ha tante esigenze, il cammino no!
Dare quattro calci al pallone è semplice, diventare calciatore è un’altra cosa.
Guidare la macchinina dell’autoscontro lo può fare anche un bambino, diventare autista esige che tu vada a scuola guida!
Lo so che la fretta dell’amore è tanta, ma è necessario che ciascuno di noi ne comprenda le leggi ed il perché profondo anche della nostra istintività. C’è anche la canzone di Mario Venuti che parla di decifrare il codice del nostro corpo ed io aggiungerei anche del nostro spirito.
Quello che ci manca Mario Venuti – 2012
La mia giovinezza io l’ho bevuta a grandi sorsi,
e se mi ha dato ebbrezza però
non ha spento la mia sete
Rit .Sono ancora capace
di aggiungere senso al passar delle ore
Sono ancora capace
di muovere il cielo e la terra per amore
Tienimi con te
con i miei splendori e con le mie miserie
Insegnami l’alfabeto del tuo corpo,
che lingua parlano le tue mani.
Tutta la nostra vita
è piena di incontri mai avvenuti,
io credo che l’amore
non è quel che abbiamo
ma quello che ci manca (finale 3 volte)
Per questo siamo qui! Respira questo giorno in tutto il suo splendore, vivi a pieni polmoni con i tuoi amici, confrontati anche con loro. La forza che essi ti daranno ti accompagnerà anche quando dovrai prendere decisioni impegnative da solo!
I diversi incontri
Ogni incontro non è un semplice avvicinarsi di persone: si può essere vicini ed essere molto lontani, esser lontani ed essere molto vicini!
Ci può essere un incontro che sento esclusivo e poi comprendo che era limitato ad un aspetto di quella persona: estetico, possessivo, esibizionista, sessuale, sentimentale, ecc.
Gli anni dall’adolescenza molto spesso hanno di questi “virus” e certamente molti di voi avrebbero tante cose da raccontare in proposito.
C’è un primo incontro che avviene nel cuore, prima ancora che avvenga negli occhi; poi avverrà nella parola, nei sentimenti, nella vita…
Infine un incontro che viene nella diversità. Isacco e Rebecca avranno comportamenti molto diversi, quasi opposti, fino a rischiare il fratricidio. Ma ambedue, Isacco legato alla sua terra e Rebecca che invia Giacobbe in un viaggio assurdo sia nell’andare sia nel possibilità di ritornare, diventano inconsapevoli attori del mistero di Dio.
Ascoltiamo il testo biblico:
10Il servo prese dieci cammelli del suo padrone e, portando ogni sorta di cose preziose del suo padrone, si mise in viaggio e andò in Aram Naharàim, alla città di Nacor. 11Fece inginocchiare i cammelli fuori della città, presso il pozzo d’acqua, nell’ora della sera, quando le donne escono ad attingere. 12E disse: «Signore, Dio del mio padrone Abramo, concedimi un felice incontro quest’oggi e usa bontà verso il mio padrone Abramo! 13Ecco, io sto presso la fonte dell’acqua, mentre le figlie degli abitanti della città escono per attingere acqua. 14Ebbene, la ragazza alla quale dirò: «Abbassa l’anfora e lasciami bere», e che risponderà: «Bevi, anche ai tuoi cammelli darò da bere», sia quella che tu hai destinato al tuo servo Isacco; da questo riconoscerò che tu hai usato bontà verso il mio padrone».
15Non aveva ancora finito di parlare, quand’ecco Rebecca, che era figlia di Betuèl, figlio di Milca, moglie di Nacor, fratello di Abramo, usciva con l’anfora sulla spalla. 16La giovinetta era molto bella d’aspetto, era vergine, nessun uomo si era unito a lei. Ella scese alla sorgente, riempì l’anfora e risalì. 17Il servo allora le corse incontro e disse: «Fammi bere un po’ d’acqua dalla tua anfora». 18Rispose: «Bevi, mio signore». In fretta calò l’anfora sul braccio e lo fece bere. 19Come ebbe finito di dargli da bere, disse: «Anche per i tuoi cammelli ne attingerò, finché non avranno finito di bere». 20In fretta vuotò l’anfora nell’abbeveratoio, corse di nuovo ad attingere al pozzo e attinse per tutti i cammelli di lui. (Gen. 10-20)
L’incontro nel cuore: la preghiera
Il primo incontro avviene nel cuore, avviene nella preghiera. Quel servo si inginocchia e prega: “ Signore, via del mio padrone Abramo, concedimi un felice incontro quest’oggi e usa benevolenza verso il mio padrone Abramo!” (Gen. 24,12)
Non ci è difficile immaginare che quel servo, partito con tanta titubanza per l’impegno ricevuto, abbia pregato per tutta la strada, per tutto il suo lunghissimo viaggio!
L’incontro – come fa il servo – va preparato nella preghiera. Spesso ci limitiamo la nostra preghiera ad un rito oppure ad una qualche necessità: prego perché ho un compito, una partita, perché qualcuno sta male!
Se la tua preghiera si limitasse a questo, Gesù ti direbbe: “Anche i pagani fanno lo stesso!”.
La preghiera è come l’amore: ci fa assomigliare all’altro, ci rende simili nelle necessità, ci rende collaboratori e partecipi delle opere di Dio. Ci dona un cuore ispirato, non limitato ai sentimenti. “Come è lui, così sarà anche il suo amico!” scrive il Siracide.
Pregare e preparare il cuore il mistero che mi avvolge.
Pregare e attendere in silenzio, nell’ascolto, nella determinazione, nell’umiltà che la persona ‘pensata’ per me, io li incontrerò!
Da quanto tempo preghi per colui che sarà il tuo sposo o la tua sposa?
Come preghi? Delegando di ogni responsabilità?
Con le mani in tasca?
O preghi perché tu possa preparare “ogni sorta di cose preziose”?
Preghi solo perché lo possa incontrare o anche perché tu stessa possa cambiare il tuo modo di intendere l’amore?
Ricordati sempre c’è un ragazzo che sta venendo verso di te: Egli è attratto da mille attrazioni e da mille tentazioni. Ad ogni incrocio egli si domanda qual sia la strada che debba intraprendere: non è facile il suo cammino!
Tu non lo conosci, ma lo puoi attirare a te con la tua preghiera…
Un giorno potrai dirgli (o dirle): “Io ho sempre pregato per te!”.
L’incontro
“Ebbene, la ragazza alla quale dirò: Abbassa l’anfora e lasciami bere, e che risponderà: Bevi, anche i tuoi cammelli darò da bere, sia quella che tu hai destinata al tuo servo Isacco..”. (Gen. 24,14)
Il servo non chiede a Dio che la ragazza sia bella, sia ricca, sia ambita da molti.
Non chiede nemmeno un segno del cielo…
Chiede solamente che sia disposta a darle da bere…
È una richiesta che nelle nostri tradizioni avrebbe un significato molto riduttivo: l’acqua non si nega a nessuno! Ma in quegli ambienti se una donna avesse dato da bere ad uno sconosciuto passava persino da prostituta.
Era semplicemente sconveniente, quasi fosse una proposta sessuale. Lo vedremo domani quando parleremo della samaritana.
Rebecca però dandogli da bere ci dice che l’ospitalità, la carità, l’accoglienza dello straniero vale molto di più rispetto servile delle tradizioni!
Il servo con la frase “la ragazza alla quale dirò: Abbassa l’anfora e lasciami bere..” individua l’essenzialità dell’amore!
Non si domanda se bella, si domanda se sa amare…
Se il suo cuore è pronto per amare al di là delle critiche, dei sorrisini ipocriti o delle chiacchiere pettegole delle amiche! Forse anche a te è successo che qualcuno ti abbia criticato perché fai catechismo, perché animi il Grest, perché vai in chiesa..
L’amore infatti non può rimanere chiuso fra “piccioncini”, ma deve espandersi nella comunità… Due innamorati che amano solo loro stessi, evidenziano molti punti interrogativi!
Quel servo che veramente amava il suo padrone Abramo e che per lui aveva intrapreso questo lungo viaggio, sapeva che significa veramente amare e lo riconosce subito nel comportamento di Rebecca…
Il feeling è immediato: “Bevi, anche i tuoi cammelli darò da bere..”…
E l’incontro del cuore, che non può non passare attraverso l’interiorità, attraverso la preghiera…
Lo so che tu vorresti sapere tante altre cose. Lo so che tu mi farai o ti farai in tante domande, ma io non posso dirti nient’altro.
L’amore è esperienza, non unicamente fantasia o razionalità…
Se però quanto abbiamo detto ha scaldato un poco il tuo cuore vuol dire che siamo sulla buona strada. Significa che quanto si è detto ha toccato le corde più profonde del tuo intimo.
Quelle corde – quasi fossero una chitarra una cetra – falle suonare e non perdere quella melodia per accarezzarne un’altra magari più orecchiabile, ma meno intensa…
Un campeggio è fatto per questo.
Il confronto con gli altri, il silenzio, di decifrare l’alfabeto del proprio corpo costituisce un bagaglio di esperienze che non a tutti è dato di avere…
Non scoraggiarti mai, non gettare la spugna anche se alle volte devi stringere i denti per la fatica..
I tuoi amici non sono qui con te solo per giocare a nascondino.
Con chi ti trovi più a tuo agio sono apri il tuo cuore non per lamentarti, ma per trovare quella strada che sicuramente c’è anche se è nascosta fra le erbe selvatiche.
Dio fatto le cose alla grande e vuole che anche tu non sia da meno!
Con il tempo ti accorgerai che fra l’incontro con il Signore
e l’incontro con la Persona Amata non ci sono grandi differenze:
tutti e due gli incontri sanno di mistero e di rivelazione!
Montegridolfo 19 maggio 2012, ore 9,19
Martedì 17 luglio 2012
Fammi bere
Il cuore batte oltre le parole
Il testo è di una bellezza straordinaria. Non è semplice descrivere un incontro d’amore eppure la Bibbia ha di questi vertici letterari, senza essere mai banale, senza perdersi nel sentimentale, ma evidenziando ciò che è fondamentale per chiamare un incontro amore.
Credo che ognuno di voi abbia già fatto – anche se parziale – l’esperienza di un incontro particolare e credo che abbia tanto di cose da dire e tante che non riuscirà ad esprimere. Forse si domanda ancora, perché quell’incontro si sia poi concluso.
Il testo biblico narra di quest’incontro, quasi fosse una visione.
Dal libro della Genesi 24,15-20
15Non aveva ancora finito di parlare, quand’ecco Rebecca, che era figlia di Betuèl, figlio di Milca, moglie di Nacor, fratello di Abramo, usciva con l’anfora sulla spalla. 16La giovinetta era molto bella d’aspetto, era vergine, nessun uomo si era unito a lei. Ella scese alla sorgente, riempì l’anfora e risalì. 17Il servo allora le corse incontro e disse: «Fammi bere un po’ d’acqua dalla tua anfora». 18Rispose: «Bevi, mio signore». In fretta calò l’anfora sul braccio e lo fece bere. 19Come ebbe finito di dargli da bere, disse: «Anche per i tuoi cammelli ne attingerò, finché non avranno finito di bere». 20In fretta vuotò l’anfora nell’abbeveratoio, corse di nuovo ad attingere al pozzo e attinse per tutti i cammelli di lui. 21Intanto quell’uomo la contemplava in silenzio, in attesa di sapere se il Signore avesse o no concesso buon esito al suo viaggio.
Infatti sottolinea: “Non aveva ancora finito di parlare, quand’ecco Rebecca usciva con l’anfora sulla spalla… Era molto bella, era vergine…”.
Scrive San Cirillo: “.. E come colui che prima si trovava nelle tenebre, all’apparire improvviso del sole riceve la luce nell’occhio del corpo e ciò che prima non vedeva, vede ora chiaramente, così anche colui che è stato ritenuto degno del dono lo Spirito Santo, viene illuminato nell’anima e, elevato al di sopra dell’uomo, delle cose che prima non conosceva”. (Liturgia delle ore settima sett. di Pasqua pag. 881)
Non cercare inutili spiegazioni! Il sole non è una spiegazione è una realtà… Egli illumina!
Il servo prega, cioè entra in sintonia con lo Spirito di Dio e questa l’improvviso gli apre gli occhi.
Come il sole che, sorgendo, ti fa vedere le cose che erano attorno a te, ma tu non le percepivi, così è l’amore!
L’amore ti fa scorgere cose, sensibilità, delicatezze, emozioni, parole, disponibilità, ecc. che prima non conoscevi!
Quale cascata di luce è l’innamoramento e quale commozione interiore quando una ragazza posato i suoi occhi su di te ed ha dato senso tutta la tua vita!
Quanta luce da quegli occhi ed il ti cuore batte oltre le parole!
La bellezza
E’ interessantissimo notare che “La giovinetta era molto bella d’aspetto” . La bibbia è piena di queste sottolineature riguardanti la bellezza della sposa.
Dal libro del profeta Osea (2,16.21-22)
Perciò, ecco, la attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore.
Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto,
nella benevolenza e nell’amore,
ti fidanzerò con me nella fedeltà e tu conoscerai il Signore.
Dal Cantico dei Cantici
[2,1] Come sei bella, amica mia, come sei bella!
Gli occhi tuoi sono colombe, dietro il tuo velo.
[8,9] Tu mi hai rapito il cuore, sorella mia, sposa, tu mi hai rapito il cuore
con un solo tuo sguardo, con una perla sola della tua collana!
[2,10] Ora parla il mio diletto e mi dice: “Alzati, amica mia, mia bella, e vieni!
[8,6] Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio;
perché forte come la morte è l’amore, tenace come gli inferi è la passione:
le sue vampe son vampe di fuoco, una fiamma del Signore!
L’armonia dei lineamenti, non e certamente fine a se stessa, ma indica dono e vocazione insieme. La dolcezza del volto e dei movimenti, ti è data – nel pensiero del Creatore – non perché tu la esibisca per umiliare qualcuno, ma perché il tuo “volto” sia epifania della tua bontà, della tua sensibilità, della grandezza del tuo amore e della tua santità.
Contemplazione e visione
Che cosa avrà provato quel servo non è scritto, ma la sua commozione, il suo stupore è sottolineata dalla frase: “Intanto quel servo lo contemplava in silenzio”.
Non c’è espressione più alta e più significativa!
È interessante notare che quel servo si immedesima nell’incontro, quasi che Rebecca fosse per lui.
È uno sbaglio della Bibbia o è un messaggio da decifrare?
C’è una commozione che scorga in chi vive l’amore, ma c’è un’altra commozione in chi osserva l’amore!
E’ veramente commovente vedere due persone che si amano, vedere due sposi affiatati, in simbiosi!
Non guardare solo i giovani innamorati, ma anche gli anziani!
Quant’è commovente vedere una “bella Famiglia”!
Quel servo si sarà certamente commosso nel vedere l’azione di Dio nel cuore di una persona disponibile!
La Genesi insiste a dire che quello era un servo. Quasi a marcare le distanze, per dire “guarda che Rebecca non ti appartiene”, per dire che l’amore non è una proprietà, ma è un servizio!
Un servizio, che non è schiavitù,
ma che ci dona un’immensa disponibilità del cuore
che ci libera anche da noi stessi!
Ti ho detto dall’inizio: impara decifrare ciò che sta avvenendo dentro di te! Non fermarti alla superficialità dei sentimenti!
Il cuore – è scritto qui – va oltre le parole!
Il servo vede Rebecca, come in una visione, e dovrà rimanere servo di quell’amore di quel mistero…
Guai a prendere da soli il comando di quella strada!
C’è il rischio che non sia più la strada dell’amore, ma di un nomadismo inconcludente.
Se anche il servo ha percepito il messaggio,
se quella “visione” ci è nata della preghiera,
nessuno è autorizzato ad essere autodidatta,
ma quella visione nata dalla preghiera dovrà esserci sempre presente e certamente ci riserverà sorprese a non finire…
Anche i tuoi cammelli darò da bere
Interessantissima l’annotazione dei cammelli inginocchiati, quasi che anche loro pregassero con il servo, quasi che anche loro invocassero a Dio un po’ di acqua..
La preghiere degli animali evidenziata anche nel salmo 104,21:
..ruggiscono i leoncelli in cerca di preda
e chiedono a Dio il loro cibo. (Salmo 104, 21)
Quelle “sorprese a non finire” le vediamo già in Rebecca: “In fretta vuotò l’anfora e corse ad attingere al pozzo e attinse per tutti i cammelli di lui..”.
Ma dove sono i membri della carovana, c’è solo il servo e Rebecca?
Da questa danza infinita della ragazza con l’anfora scaturisce una forza, una vitalità, una grazia ed un dono che nessuno avrebbe immaginato e che fa rimanere il servo estasiato ed in contemplazione.
Tante volte ti domandi – e ti domanderai – ma come si fa?
Ma non sono capace, non è voglia, non fa per me!
Chi ha detto tante volte: scopri le motivazioni di fondo!
Decifra il perché della tua pigrizia paralizzante e perché per gli amici trovi tanto tempo, mentre per i genitori molto di meno…
Lo so che è un passaggio della tua età…
Guarda quando anche tu sei stata “fontana vivace” come Rebecca ed ogni domanda ha già in sé la sua risposta! In questa vitalità di Rebecca, sembrano riecheggiare tante espressioni bibliche:
..Rispose Gesù: “Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna”. (Gv. 4,13-14)
La danza dell’anfora
Devi solo comprendere che “l’amore più forte della morte” come è scritto nel Cantico dei Cantici!
Sii più forte della morte! La morte, cioè i nostri egoismi, la nostra materialità, i nostri calcoli, i nostri rimpianti, il nostro dolore, un’emergente passione, altre esigenze di sessualità, non hanno di per sé la forza dell’amore!
Pensa alla forza e alla grandezza dei Martiri!
Dio ci ha pensato per cose grandi, per atti grandi! Lo so che la tentazione e i nostri istinti ci offrono felicità anche per pochi spiccioli, ma esprimono la tua vera grandezza o sono un ripiego della vita?
Guarda Rebecca:“ In fretta… corse”. Con il suo passo veloce ed elegante, con la grazia dei suoi movimenti e del suo sorriso… Sembra una danzatrice: la danza dell’anfora!
Mi pare di vedere in lei una di quelle artiste del pattinaggio che si esibiscono nelle piste del ghiaccio!
Esse hanno raggiunto la padronanza di sé, dei propri movimenti. Compiono acrobazie che scuotono la sensibilità degli spettatori. Vedi in loro che significa libertà, che significa gioia, che significa amore… Vedi fin dove può arrivare una persona!
Auguro anche a te di essere come Rebecca di danzare con la tua anfora, con il tuo amore!
Non dire che è impossibile, perché tutto è possibile per chi crede!
Le artiste del ghiaccio hanno affrontato sacrifici, come il servo che ha affrontato un lunghissimo viaggio. C’è sempre l’offerta delle donne “cananee”, ma i tuoi sogni hanno esigenze sicuramente più grandi! Buon viaggio!
La Samaritana (Gv 4,4 ss)
C’era un’altra ragazza con l’anfora. Essa incontra un altro servo che è diverso dal primo. Questo è proprio speciale: è Gesù!
Anche lui gli domanda da bere. Tutti ci saremmo precipitati a darglielo, ma lei gli risponde: “Come ti permetti di chiedermi da bere?”.
In altre parole: “Che cosa vuoi tu da me?”.
Ma perché questa continua ripicca della samaritana? Perché ce l’ha con Gesù?
Mi viene in mente un brano del Vangelo di Marco quando l’indemoniato dice Gesù: “Che c’entri tu con noi, se è venuto a rovinarsi?”.
Anche la samaritana – consciamente o inconsciamente non lo so – sente che Gesù gli “rovina” quella sua vita fatta di ben sei uomini.
Gesù usa con lei una grande pazienza e non le evidenzia la vita da prostituta e non risponde male alle sue provocazioni…
Lei però taglia corto: “So che devi venire il Messia, egli ci insegnerà ogni cosa”.
E come se gli dicesse: “Ora faccio quello che mi pare e poi un giorno vedrò…”.
Gesù le risponde: “Il Messia, sono io che parlo con te!”.
Allora lei abbandona la brocca e corre a raccontare casa per casa ciò che le era successo… E un’altra danza, un’altra storia!
La contemplava in silenzio…
Siamo ormai verso la conclusione del campeggio ed è necessario mettere qualche punto di riferimento…
Ci siamo detti quest’anno e l’anno scorso: hai 18 anni, ed è il tempo dell’amore: sarà tuo dovere individuarne la strada!
Quella strada non l’ha individuare solo per te, ma sentiti responsabili anche degli altri!
Il servo contemplava Rebecca in silenzio: non è un silenzio muto, ma contemplativo.
È come dire che tutto è andato oltre ogni mia aspettativa..
Il mistero di Dio ha superato tutti i miei calcoli umani.
Oggi anche il tuo silenzio non sia muto o semplicemente introverso
Comincia a pensare:
Quale strada dell’amore intende intraprendere?
Quella di “ 10 ragazze per me possono bastare”?
Quella del godere a tutti i costi, passando sopra ogni principio ed ogni dignità?
Chi per te un ragazzo od una ragazza? E’ una persona?
Decifri solo le caratteristiche fisiche?
Il metro effettivo é se “uno/a ci sta a non ci sta”?
Le convivenze, oggi così tanto esibite, consolidano davvero l’amore o nascono da paura e indecisione?
Che preghiera faresti per lui (o per lei)?
Tavullia 22 maggio 2012 – ore 11.02
Giovedì 19 luglio 2012
Lacai-Roi
“Tu sei il Dio della Visione”
Dal libro della Genesi 24,50-63
50Allora Làbano e Betuèl risposero: «La cosa procede dal Signore, non possiamo replicarti nulla, né in bene né in male. 51Ecco Rebecca davanti a te: prendila, va’ e sia la moglie del figlio del tuo padrone, come ha parlato il Signore».
52Quando il servo di Abramo udì le loro parole, si prostrò a terra davanti al Signore. 53Poi il servo estrasse oggetti d’argento, oggetti d’oro e vesti e li diede a Rebecca; doni preziosi diede anche al fratello e alla madre di lei. 54Poi mangiarono e bevvero lui e i suoi uomini e passarono la notte. Quando si alzarono alla mattina, egli disse: «Lasciatemi andare dal mio padrone». 55Ma il fratello e la madre di lei dissero: «Rimanga la giovinetta con noi qualche tempo, una decina di giorni; dopo, te ne andrai». 56Rispose loro: «Non trattenetemi, mentre il Signore ha concesso buon esito al mio viaggio. Lasciatemi partire per andare dal mio padrone!». 57Dissero allora: «Chiamiamo la giovinetta e domandiamo a lei stessa». 58Chiamarono dunque Rebecca e le dissero: «Vuoi partire con quest’uomo?». Ella rispose: «Sì». 59Allora essi lasciarono partire la loro sorella Rebecca con la nutrice, insieme con il servo di Abramo e i suoi uomini. 60Benedissero Rebecca e le dissero:
«Tu, sorella nostra, diventa migliaia di miriadi
e la tua stirpe conquisti le città dei suoi nemici!».
61Così Rebecca e le sue ancelle si alzarono, salirono sui cammelli e seguirono quell’uomo. Il servo prese con sé Rebecca e partì. 62Intanto Isacco rientrava dal pozzo di Lacai-Roì; abitava infatti nella regione del Negheb. 63Isacco uscì sul far della sera per svagarsi in campagna e, alzando gli occhi, vide venire i cammelli.
L’estasi dell’amore
Dopo aver evidenziato la danza dall’amore sia di Rebecca sia della samaritana, può esserci la tentazione di fermarsi in quest’estasi: l’amore visto unicamente come piacere!
È lo stesso rischio che corsero gli apostoli sul monte della trasfigurazione quando Pietro disse a Gesù: “E’ bello per noi stare qui facciamo tre tende: una per te, una per Mosé, una per Elia”.
Il Vangelo annota: “Non sapeva quello che diceva!”. Gesù aggiunge: “Andiamo a Gerusalemme e lì vi morirò in croce, ma il terzo giorno risusciterò!”.
È istintivo per tutti fermarsi all’estasi, ma sin da principio si è detto che l’amore è un cammino. Un cammino che attraversa tutta la vita!.
Dopo questa commovente e spettacolare danza dell’anfora, Rebecca ha un’esplosiva reazione di sentimenti e di relazioni.
Quest’incontro cambia non solo la vita della ragazza, ma anche del fratello Labano, della madre, della nutrice, dell’intero clan…
Leggendo il brano avverti un continuo raccontare la stessa storia, infinite volte. Come dopo una paura, come dopo un incidente, dopo un lutto… Per tante volte e per tanti anni senti il bisogno – quasi fisico – di dire tutti ciò che ti è capitato! Così è nell’amore!
Nell’amore – è ovvio – tutto è più intimo, più riservato.
Ma quante notti hai passato, senza dormire, ripensando – quasi fosse una moviola – ogni gesto e d’ogni parola d’un incontro?
Quante volte hai pianto per commozione o per rabbia?
I primi momenti dell’amore sono molto delicati (come quando si ha la macchina nuova o un domani quando avrai un figlio).
Si rischia di diventare possessivi, gelosi, irrazionali ed asfissianti. Forse persino isterici.
Pensiamo alle telefonate continue senza fine e agli interrogatori da tribunale!
Se uno dovesse entrare in questo tunnel, forse sarebbe meglio per lui “spegnere il computer e riassettarlo”!
Non tutti i giorni sono uguali
In questo scompiglio generale, gli unici che non si scompongono sono il servo e Rebecca.
Il servo adora il mistero di Dio, in una totale dedizione del cuore. Egli ha compreso che cosa significhi l’obbedienza della fede: “E si prostrò sino a terra!”.
Alla famiglia che gli chiede una decina di giorni prima di far partire Rebecca, il servo risponde che i giorni non sono tutti uguali e solo il Signore può dire qual’è quello favorevole: “Non trattenermi, mentre il Signore concede buon esito al mio viaggio. Lasciami partire..”.(Gen. 24,56)
Per l’uomo che non ha fede i giorni sono tutti uguali. Chi ha fede invece sa, che alcuni giorni o momenti hanno in sé una grazia divina, hanno un dono particolare.
La Bibbia li chiama “tempo favorevole”.
Quante domande ti puoi fare su questo argomento:
– Per te i giorni sono tutti uguali, per cui ti è lecito fare quello che ti pare e quando ti pare?
-Oppure alcuni momenti sono illuminati da un’ispirazione o da una forza interiore? Sant’agostino scrive: Temo il Signore che passa..!
Se anche nel piantare l’insalata ci sono i suoi tempi, ti meraviglia che ci siano tempi anche per l’amore?
Tutte queste cose il servo le aveva capite!
Rebecca simile a Maria
Mentre tutti ne rimangono sconvolti ed ognuno ha la sua proposta da fare, Rebecca ne rimane estranea.
Ma non di una estraneità infantile e nemmeno di un’estraneità superficiale di una che è così ‘cotta’ per l’amore, che è disposta a tutto!
La sua estraneità nasce da una superiorità spirituale, che ha altre dimensioni!
Essa – come il servo – ha capito che quell’incontro viene da Dio e se viene da Lui, nessuno potrà farci nulla!
La famiglia, il clan provano a trovare delle soluzioni, ma risultano irrisorie ed infine devono ricorrere a lei che fino a quel momento avevano tenuto fuori, quasi fosse una bambina.
“Vuoi partire?”.
Essa risponde semplicemente: “Sì”, come farà a sua volta Maria!
La fede è fatta così, perché l’amore è fatto così!
Isacco sulla strada di Lacai-Roì
62Intanto Isacco rientrava dal pozzo di Lacai-Roì; abitava infatti nella regione del Negheb.
Una parola su questo posto bisogna pur dirla. Esso è legato alla storia di Agar, la serva di Sara moglie di Abramo.
Sara chiede ad Agar di generarle un figlio con Abramo. Agar però una volta incinta, si inorgoglisce e si sente superiore a Sara: “La sua padrona Sara non contò nulla per lei” (Gen. 16,4). Sarà allora la cacciò ed Agar vagabondando nel deserto, trovò un angelo:
Dal libro della Genesi (16,7-10.13-14)
6Abram disse a Sarài: «Ecco, la tua schiava è in mano tua: trattala come ti piace». Sarài allora la maltrattò, tanto che quella fuggì dalla sua presenza. 7La trovò l’angelo del Signore presso una sorgente d’acqua nel deserto, la sorgente sulla strada di Sur, 8e le disse: «Agar, schiava di Sarài, da dove vieni e dove vai?». Rispose: «Fuggo dalla presenza della mia padrona Sarài». 9Le disse l’angelo del Signore: «Ritorna dalla tua padrona e restale sottomessa». 10Le disse ancora l’angelo del Signore: «Moltiplicherò la tua discendenza e non si potrà contarla, tanto sarà numerosa»…
13Agar, al Signore che le aveva parlato, diede questo nome: «Tu sei il Dio della visione», perché diceva: «Non ho forse visto qui colui che mi vede?». 14Per questo il pozzo si chiamò pozzo di Lacai-Roì;
Il testo che dice che se c’è una strada per Sara, che una strada anche per Agar e così per Rebecca e per ogni uomo. E le strade – pur simili – sono tutte diverse, ma tutte sono illuminate dal “Dio della visione”.
E questo te lo dice non un santo, ma una ragazza che voleva fare la furba, che voleva sostituirsi a Sara, che vuole abusare della sua bellezza perché Abramo si innamorasse di lei.
Eppure anche a questa “furba” Dio mostra una strada, diversa da quella che lei aveva sognato, ma pur sempre una strada ed una grande strada: di qui il nome di “Lacai-Roi”, che significa: “Dio della visione”. Da Agar avrà origine il popolo degli arabi.
Presso questo posto si incrociano le strade di Agar e di Isacco: per tanti aspetti diverse e per tanti simili. Agar è una ragazza che soffre perché cacciata nel deserto, però solo lì riceve la sua rivelazione..
Anche Isacco soffre terribilmente le regole rigide del clan…
Vi immaginate che uno ti dica (forse anche tuo padre): “ Sceglierò io, la sposa per te!”. E quest’uomo che viene mandato è semplicemente un servo!
Isacco avrà certamente chiesto a suo padre se poteva andare anche lui a trovarsi la sposa. “ Non porterà il la a mio figlio” ordina sotto giuramento Abramo al servo… Isacco da ‘figlio del padrone’ viene ad essere meno influente di un servo!
Quanto avrà sofferto! L’amore non è una passeggiata emotiva. È’ una lotta, è una fatica psichica ed interiore…
Se il Signore ha messo in noi di una fortissima attrazione, un intenso piacere, una vicendevole ‘carezza’, è perché grandissimo è il compito, il ruolo che ci viene affidato!
Isacco uscì sul far della sera per svagarsi
Immaginate questo giovane che verso il tramonto si inoltra solo nel deserto. Chi fra noi è esperto in arte, provi a farne un quadro.
Un giovane va verso la luce, Isacco verso le tenebre: ti è mai successo?
Ti sei mai sentito abbandonato, deriso, “usato” da qualcuno/a che aveva sulla bocca la parola amore?
Quant’è difficile vedere oltre il buio!
Ma il “Dio della visione” è capace anche di questo.
Te lo dice Agar, te lo dice Isacco, te lo dice ognuno che sia stato capace di uscire dai soliti cliché targati bellezza, emancipazione, simpatia, modernità, ricchezza, sessualità, dolcezza, ecc.
Evidentemente queste sono realtà importanti, ma non possono essere le uniche e ti direi nemmeno le prime che devi cercare…Esse infatti abbaglierebbero i tuoi occhi e non ti permetterebbero di vedere oltre!
Isacco alza gli occhi
Ad Agar, là nel deserto, non importa più di diventare ‘padrona’.
Si spoglia delle sue ambizioni e frivolezze e per quel bimbo che porta in grembo, intravede l’amore puro non inficiato da egoismi puerili…
Isacco in quella passeggiata per “svagarsi”, quasi per liberarsi dalle sue forti tensioni, esce dallo schema imposto dai suoi ragionamenti comprensibili e si accorge che aveva dimenticato la grande promessa di Abramo:“ Egli stesso manderà il suo Angelo davanti a te”. (Gen. 24,7)
Allora Isacco “alza gli occhi”: frase stupenda!
Alzare gli occhi sopra le cose, sopra la superficialità del nostro vedere.
Chi ama ha bisogno intimamente di “alzare gli occhi” verso il “Dio della visione”!
Anche tu hai bisogno, ogni tanto, di alzare gli occhi per rivedere la tua sposa come Lui te la fatta vedere il giorno in cui ti sei innamorato.
Ne hai bisogno, quasi fossi un pittore, che continuamente alza gli occhi, per puntualizzare ciò che deve dipingere.
Allora – solo allora – Isacco alzando gli occhi vide venire cammelli!
Il cammino terminava o era appena iniziato?
Venerdì 20 luglio 2012
Il velo della sposa
Dal libro della Genesi (24,61-66)
61Così Rebecca e le sue ancelle si alzarono, salirono sui cammelli e seguirono quell’uomo. Il servo prese con sé Rebecca e partì. 62Intanto Isacco rientrava dal pozzo di Lacai-Roì; abitava infatti nella regione del Negheb. 63Isacco uscì sul far della sera per svagarsi in campagna e, alzando gli occhi, vide venire i cammelli. 64Alzò gli occhi anche Rebecca, vide Isacco e scese subito dal cammello. 65E disse al servo: «Chi è quell’uomo che viene attraverso la campagna incontro a noi?». Il servo rispose: «È il mio padrone». Allora ella prese il velo e si coprì. 66Il servo raccontò a Isacco tutte le cose che aveva fatto. 67Isacco introdusse Rebecca nella tenda che era stata di sua madre Sara; si prese in moglie Rebecca e l’amò. Isacco trovò conforto dopo la morte della madre.
Quant’è espressiva e suggestiva insieme, l’immagine di questo velo che avvolge Rebecca prima e Isacco poi!
Questo velo che li copre, questo velo che svolazza attorno e sopra di loro! Questo velo che si frappone fra loro ed essi diventano esseri misteriosi ai loro stessi occhi.
Forse nell’amore niente è più espressivo del velo. Esso parla di sogni, di progetti, di intimità, di sguardi penetranti e di esigenze di cielo…
Il velo, con la sua traforatura, mi chiede di andare oltre il nostro stesso amore.
Il velo nella sua forma senza forma, mi parla di ali, di angeli, di farfalle, di vento, di vela.
Dove mi porterà l’insieme delle mie azioni, dei miei sentimenti, dei miei istinti e l’insieme del vento, cioè dello Spirito di Dio che ci è donato?
Diventeranno sinergie, cioè forse che si uniscono o forze che si combattono?
Questo velo che avvolge Rebecca ed Isacco mi parlano di un grande viaggio, di un cammino!
Non è un semplice e naturale giungere all’alcova: “Isacco la prese l’amò..”, ma inoltrarsi insieme nella strada dell’amore.
La strada dell’amore
E’ difficile trovare le indicazioni stradali che mi indicano la strada dell’amore. E nemmeno le più sofisticate tecnologie o psicologie potrebbero aiutarci. Il vecchio kamasutra – anche se spolverato – potrebbe darmi indicazioni al massimo per alcuni momenti e poi sarebbe ancora nel caos più caotico, in un ingorgo pazzesco in cui ognuno urla la sua verità e la sua strada.
Ci siamo detti tante volte: a 18 anni si deve intraprendere la strada dell’amore, ma qual è?
È facile dire: ci sono problemi! Tante famiglie si sfasciano, le tante parole dette, dopo un po’, non hanno alcun senso.. ma siamo sicuri che ci sia una strada?
E se c’è: ci passa nessuno?
“Quello che ci manca”
Le domande che ci siamo posti non sono di facile risposta!
È più facile propinare ammonizioni o paternalismi, ma poi ognuno rimane con i suoi punti interrogativi e con il pesante giudizio dell’ambiente in cui vive.
Anche il Vangelo (o la Bibbia in genere) mi parla di sposo e di sposa, mi parla di perfezione, di eroismi, di virtù, ma io sinceramente non capisco tutto ciò mi sembra vago moralistico e praticamente impossibile!
Tutti mi dicono ciò che devo fare, ma non ciò che io sono, ed io sono costretto a ‘navigare’ a vista, senza un progetto ben preciso!
Tutti mi dicono di amare, ma nessuno mi dice che cos’è l’amore!
In tutto questo, spero che tu possa dare qualche aiuto la canzone di Mario Venuti (2012) “Quello che ci manca” già riportata nelle tracce precedenti.
Essa evidenzia i punti deboli dell’amore odierno e le grandi aspirazioni di ogni persona:
– non ha spento la mia sete
– sono ancora capace di aggiungere senso
– sono ancora capace di muovere il cielo
– i miei splendori, le mie miserie
– tienimi con te
– insegnami l’alfabeto del tuo corpo, che lingua parlano le mie mani…
Io credo che l’amore non è quello che abbiamo
ma quello che ci manca
Non è bello sentirmi dire: “lui non ha più niente da dirmi”, “ per lui o per lei non sento più nulla”…
Non è né simpatico, né educato dire tanto male della persona che si è amata!
Mi è rimasto impresso una frase in un film sui Kennedy. La loro madre Rosy, parlando con Jacquiline moglie del presidente, dice che i Kennedy hanno grandi capacità, ma anche grandi limiti (accennava all’infedeltà) e continua: “Eppure noi li abbiamo scelti!”.
La strada dell’amore è scegliere in base a che cosa?
Non mi va di fartene un elenco, perché l’amore non ha una ricetta.
Non te ne faccio un elenco, perché l’amore è sensibilità. E la sensibilità non nasce dai soli sentimenti o meno ancora da scelte opportunistiche.
Un Angelo ti guiderà
La sensibilità ha bisogno di essere affinata da tutto ciò che fa parte del nostro essere: corpo, psiche, spirito.
Se limiti l’amore alla “bellezza fisica” o ai soli sentimenti il servo di Isacco Eliezer, ha certamente qualche osservazione da farti.
L’amore non è solo attrazione, è anche fede
L’amore ha bisogno di Spiritualità, perché l’uomo è anche un essere anche spirituale. Isacco – dopo il racconto del servo – comprese bene che quello che era avvenuto era opera di Dio.
Durante l’attesa, Isacco ignorava quanto accadeva ad Eliezer, per cui al suo ritorno costui gli raccontò subito minuziosamente come si erano svolti i fatti: gli riferì delle preghiere, dei favori divini, dei segni ricevuti, di come aveva convinto i suoi genitori a dare il consenso e a benedirla; infine affermò che quella era con certezza la donna scelta da Dio per lui. Isacco se ne convinse e prese con sé Rebecca, “Ella divenne sua moglie ed egli l’amò”.
Mettiti in cammino, ma evita le scorciatoie…
È facile chiedere “la prova dell’amore” ed in certi momenti passionali è facile averla, ma se coinvolge solo il tuo istinto che prova è?
“Portò doni preziosi” “Dammi da bere”…
La prova d’amore non è un inizio, ma solo una logica conseguenza…
Dove cercare la Sposa?
Un credente deve cercare la propria sposa fra coloro che condividono alcuni principi fondamentali, fede compresa.
Abramo fece giurare Eliezer che non avrebbe cercato la sposa per Isacco tra le donne Cananee, che erano immorali e non conoscevano Dio, lo inviò dai suoi parenti perché, anche se non adoravano Dio come si conviene, almeno Lo conoscevano e in qualche modo Lo temevano.
Abramo si fece guidare dai suoi rigorosi principi spirituali e volle per suo figlio una donna ancora vergine, che conoscesse l’Eterno e fosse in sintonia spirituale col marito, con cui adempiere il mandato divino. Quando un credente sposa una persona priva di timor di Dio e non interessata a servirlo, sin dall’inizio il matrimonio non funzionerà.
Il simbolo dell’amore: Gesù
Se, anche solo come tuo orientamento, vorrai unirti alla tua sposa o sposa nel sacramento, per conoscere quella strada devi rivolgerti a Gesù, a Colui che si è definito: Via verità e vita!
Gesù è quello delle nozze di Cana, che a due sposi in difficoltà cambia l’acqua in vino!
Gesù è quello del samaritano che si ferma a raccogliere il ferito e paga per lui il prezzo dell’albergo!
Gesù è quello che nella tempesta sul lago prende pietro per mano e può dirgli: Non temere!
Gesù è quello che per ben tre volte dice a Pietro: “Mi ami tu?” e dicendoglielo gli accenna che l’amore non è solo estasi ma anche croce. Ma solo così l’uomo raggiungerà il vertice della sua dignità e della sua grandezza!
Come Gesù – definendosi sposo – ha amato la Chiesa, così tu amerai colui (o colei) che chiami amore!
Lui solo cura le ferite: l’amore una a una lotta, una vita una conquista! L’amore tante volte ferisce il proprio io, persino la propria dignità.
Gesù che mostra con orgoglio i segni dei chiodi e la ferita del costato ti danno la vera segnaletica della strada dell’amore..
Gesù solo sa mostrarti l’amore come una conquista, come un cammino, come un deserto, lui solo metterà parole nuove nella tua sposa: “Ti farò mia sposa per sempre”!È scritto: ti farò, niente si trova di precotto, da scaldare al microonde..
Tu dell’amore ne sei sempre il protagonista e l’artefice, non un affittuario che può disdire un contratto…
L’amore di due innamorati è per natura misterioso, il velo ne è il simbolo. E’ solo nella preghiera che io riesco a leggere quel mistero. E’ ciò che faceva Mosé: fuori si metteva il velo, quando entrava nel tempio per la preghiera se lo toglieva:
Esodo 34:34-35 Quando però Mosè entrava davanti all’Eterno per parlare con lui, si toglieva il velo finché usciva fuori; uscendo fuori, diceva ai figli d’Israele ciò che gli era stato comandato. I figli d’Israele, guardando la faccia di Mosè, vedevano che la pelle di Mosè era raggiante; poi Mosè rimetteva il velo sul suo volto, fino a quando entrava a parlare con l’Eterno.
Da solo è fatica, con Gesù – se vuoi, se credi – è un’altra cosa!
Chiudo con le parole del profeta Osea (2,16. 23-25):
16Perciò, ecco, io la sedurrò,
la condurrò nel deserto
e parlerò al suo cuore….
21Ti farò mia sposa per sempre,
ti farò mia sposa
nella giustizia e nel diritto,
nell’amore e nella benevolenza,
22ti farò mia sposa nella fedeltà
e tu conoscerai il Signore.
23E avverrà, in quel giorno
– oracolo del Signore –
io risponderò al cielo
ed esso risponderà alla terra;
24la terra risponderà al grano,
al vino nuovo e all’olio
e questi risponderanno a Izreèl.
25Io li seminerò di nuovo per me nel paese
e amerò Non-amata,
e a Non-popolo-mio dirò: «Popolo mio»,
ed egli mi dirà: «Dio mio»».