Omelia per Luca Marchionni

Omelia per Luca Marchionni

7 marzo 2012

           “La terra si scosse, le rocce si spaccarono, i sepolcri si aprirono.. Il centurione e quelli che erano con lui furono presi da grande timore.. “ Veramente quest’uomo era Figlio di Dio”.

Queste grandi parole della Passione di Cristo, si ripetono nell’esperienza che oggi vivi tu, paese di Montecchio.

La terra si scosse, le rocce si spezzarono: tutte le nostre speranze, i nostri progetti, i nostri sogni, le nostre certezze.. si spezzano davanti a quella bara bianca: Luca non c’è più!

Ognuno abbraccia il suo figlio con una tenerezza particolare e percepisce il valore immenso di ogni creatura venuta al mondo..

Carissime Famiglie Marchionni e Stulzini, carissimo Montecchio, oggi siamo qui uniti in un unico abbraccio, come lo siamo stati domenica – in un clima totalmente diverso – nella festa di carnevale in cui Luca ha voluto essere presente con tutte le sue forze per salutare e sorridere a tutti.

Questi due momenti, pur opposti, non sono diversi! Nell’uno e nell’altro c’era, e c’è, l’abbraccio di tutto il paese; c’era e c’è un amore profondo, sincero e non formale, che si chiama comunità!

Carissimi Genitori, nonni, parenti tutti, avete vissuto questi oltre 10 mesi, alternando lacrime e speranze, preghiere e suppliche e vi può sembrare che non sia servito a niente. Noi non abbiamo il diritto di entrare nel vostro dolore, ma vi dobbiamo ringraziare perché ci avete testimoniato una grande dignità ed una grande partecipazione. Noi tutti vi vogliamo bene.

Non possiamo però fermarci al solo dolore.

Ogni tragedia non va solo subita, ma anche vissuta. “Stava la Madre presso la croce” scrive il Vangelo. Quel “stava” indica dignità, indica affrontare una situazione con forza, perché una tragedia – pur rimanendo tale – può trasformarci in persone libere e forti. “Potete bere il calice che io berrò?” dice Gesù. “Bere il calice” significa entrare nel mistero di Cristo, significa essere cristiani. Quel calice ha fatto piangere Gesù, l’ha fatto sudare sangue. Lui stesso ha detto:  “Sia fatta la tua volontà!”

Tutti abbiamo osservato come Luca – un bambino di appena 10 anni – all’improvviso sia diventato adulto.  Certamente avrà pianto, sofferto nell’intimo del suo cuore e nell’abbraccio dei suoi cari. Ma pur nella sua malattia aveva impresso una, dieci marce in più alla sua vita.

Voleva essere presente in ogni cosa, in ogni minuto, a scuola, al catechismo, ai compleanni, in ogni iniziative. Quanto gli è dispiaciuto di non aver potuto partecipare al Grest!

Voleva esserci con tutto se stesso, voleva essere sempre attivo e ti parlava più con i suoi occhi profondissimi che con le sue parole. Domenica poi – conscio o premonitore non so – ha vissuto il carnevale come un abbraccio ed un addio a tutto il paese.

Grazie Luca, ci hai detto come si è uomini e che vuol dire essere grandi. Tu non sei un bambino ‘sfortunato’, sei solo passato per una scorciatoia e so che ci aspetterai quando anche noi avremo oltrepassato il bosco della nostra esistenza!

Bambini carissimi, oggi il vostro cuore è triste, forse anche voi viene da urlare al lupo, al lupo! Vi viene voglia di rannicchiarvi in un angolo e giocare in difesa. Luca non hai giocato in difesa, era sempre all’attacco. Lo ricordo nei lunghi pomeriggi estivi, quando giocava a pallone con diversi negretti più grandi. Lo vedevo forte, coraggioso. Spesso dei bambini italiani c’era solo lui.

Carissimi bambini, non urlate al lupo, al lupo, ma giocate all’attacco nella scuola, nella parrocchia, fra gli amici, nelle tante iniziative che il paese vi offrirà. Siate sempre i primi a fare il bene, a farvi onore.

Allora non avremo solo un Luca, ma 10 – 100 – 1000 Luca e questo giorno di dolore farà grande il nostro paese grande. Ciao Luca, prega per noi.

“Ti pettinava co’ bei capelli all’onda

Tua madre, adagio, …per non farti male” (Pascoli:Aquilone)