Omelia per il 70° dello Scoppio di Montecchio

Scoppio di Montecchio 21-01-2014
70° Anniversario

La parola di Dio che oggi la liturgia ci mette davanti è una parola conosciuta da tutti.

Nel Vangelo Gesù ci dice: “Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato!”.

Nella prima lettura troviamo la consacrazione di Davide a re. Samuele aveva già nominato re Saul, perché “Era alto, non c’era nessuno più bello di lui e superava dalla spalla in su chiunque altro” (1Sam 10,2). Il profeta pensava che la forza fisica e l’imponenza della sua statura fossero sufficienti per essere re. Ma Saul, divenuto re, diventò superbo e faceva tutto di testa sua.  Samuele decise allora  di consacrare un altro re. Dio però l’ammonì dicendogli: “Non guardare al suo aspetto né all’imponenza della sua statura. Io lo scartato, perché io non guardo ciò che guarda l’uomo. L’uomo guarda all’apparenza, il Signore guarda il cuore”. (1 Sam. 16,7).

Samuele si recò a Betlemme, fece visita alla famiglia di Iesse e lì fra i suoi otto figli, sceglierà Davide, il più piccolo, il pastorello di Betlemme.

Colui che fonderà la città di Gerusalemme.

Queste due frasi della liturgia “Il sabato è fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato” e “L’uomo guarda all’apparenza, il Signore invece guarda il cuore” devono farci da guida in questa celebrazione del 70º anniversario dello scoppio di Montecchio.

Don Cesare Stefani, già parroco di Tavullia, classe 1921, abitava al di là del Foglia la notte della grande tragedia. Egli racconta che dopo il tremendo boato, sentì per tutta la notte le urla dei superstiti ed il continuo chiamarsi, nell’estrema angoscia di sapere chi fosse rimasto in vita e chi no! La notte tutto rendeva ovviamente tutto più drammatico, tutto più difficile, tutto più pericoloso. Racconta don Cesare che da di là del Foglia si sentiva distintamente chiamare il padre, la madre, il figlio, un amico, un vicino.

In quella notte la solidarietà raggiunse un apice altissimo. La famiglia Gianni detta“Tiravent” (solo per fare un esempio) farà a pezzi tutta la biancheria che aveva in casa, per fasciare le ferite dei superstiti. Nessun film potrà mai raccontarci le suggestioni, le lacrime, le paure, i sogni spezzati, il dramma di quella notte!

Quella notte deve rimanere per noi come la “nostra costituzione”, come l’atto fondativo del nostro Paese. Di quella notte deve rimanere in noi la tensione alla vita, alla solidarietà, al vivere civile. A nessuno, proprio a nessuno sarà lecito dimenticare che questo paese è risorto dal sangue delle vittime dello scoppio.

Questa tragedia la dovrà ricordare la comunità cristiana ricordando le parole di Paolo che dice che la passione di Cristo non è finita, ma continua nelle membra dei suoi fedeli.

Nello stesso tempo anche la comunità civile dovrà farsi carico dei enormi valori  che il 21 gennaio ha impresso a questa comunità.

“Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato”: questo non può essere uno slogan, ma una grande verità ed un grande impegno morale e civile. L’uomo viene prima di tutto, è al centro di tutto: senza questa verità non ci sarebbe un briciolo di civiltà. Questo principio è alla base della nostra Costituzione Italiana.

Oggi c’è un gran parlare di mancanza di valori. Se ne parla in televisione, sui giornali, nelle famiglie, ma si finisce per rendere insignificante e patetico questo discorso.

Prendiamo allora, quasi fosse la sintesi della parola di Cristo, un comma del nostro codice civile: “La legge è uguale per tutti!”. C’è scritto che è uguale per tutti! Applicare e soprattutto respirare questa norma è la base fondamentale della civiltà.

E siccome questo 2014 segna l’inizio di un nuovo comune, tutti noi vorremmo che il comune  fosse nuovo davvero. Non tanto per i numeri della popolazione o per l’estendersi dei confini, ma soprattutto nuovo perché ogni cittadino se ne sente profondamente parte e non abbia bisogno di trovare sotterfugi per ciò che sono semplicemente i suoi diritti!

Nello stesso tempo ogni cittadino, dovrà essere veramente un cittadino, uno cioè che “costruisce” nei tanti modi la sua città!

Gesù venendo nel mondo si è rivolto per primo ai pastori, non ai magnati del tempo! I pastori erano quelli che non avevano alcun diritto scacciati da tutti, dalla comunità civile religiosa del tempo. A loro Cristo si rivolge dicendogli: vi annuncio una grande gioia. Anche Samuele sceglie re non uno che è fra i primi del tempo, ma Davide pastore di Betlemme.

Cristo si comporta così perché è Cristo o perché applica un principio base della civiltà?

Uno scoppio, una distruzione, esige per sua natura una ricostruzione materiale e morale.

Se vogliamo che questa celebrazione del 70º non sia un arido rito, ma l’occasione per ripensare profondamente alla nostra comunità, dobbiamo fare si che anche i nostri giovani ne siano partecipi.

Tanti anni fa hanno tolto l’obbligo della leva militare. Per i ragazzi è stato un grande sollievo! Ma, mi domando, abbiamo adeguatamente provveduto alla loro educazione civile!

Lo stato spende giustamente tante risorse per l’educazione scolastica dei giovani, perché non si trova qualche risorsa per fare si che i giovani dedichino qualche mese al volontariato, alla cura del loro paese, ai bambini o gli anziani? Lo so che sono spese, ma ricordiamoci che il vaccino costa sempre meno dell’ospedale. Lo sport o la discoteca da soli non bastano.

I giovani hanno bisogno di emozioni, di occasioni di esperienze, altrimenti faticano a crescono nel modo dovuto e desiderato o a sviluppare pienamente la loro personalità.

Proprio perché questo comune sia nuovo, auguriamoci che il bene della comunità sia la prima motivazione per candidarsi ad amministrarlo.

Se il profeta Samuele per scegliere il re prende a principio il motto “Non guardare l’apparenza, ma guarda il cuore”, questo principio valga anche per noi!

Siamo in Chiesa, siamo durante una liturgia, preghiamo per queste vittime, ma preghiamo anche per il nostro popolo e per chi verrà rivestito di autorità.